«Fedele al programma», Ginelli replica a Vincenzi

Ribaltone in Provincia - Il numero due dell’ente ed esponente Ncd ribatte alle accuse verso di lui

– «Ma quale ambiguità? La mia posizione istituzionale è chiara: tengo fede ad un accordo che si regge sul programma, e sul programma Vincenzi non ha nulla da imputarmi». Per il vicepresidente della Provincia di Varese Giorgio Ginelli, quella del numero uno di Villa Recalcati , che gli ha chiesto di uscire dall’ambiguità, è una «fuga in avanti ispirata dal Pd». È un po’ il “che fai, mi cacci?” di Giorgio Ginelli, in risposta all’attacco

operato dal presidente della Provincia. «È cominciata la campagna elettorale» esordisce così Ginelli, ricostruendo la vicenda nei minimi termini. «Ho avuto un colloquio con lui il 4 agosto – racconta il vicepresidente – mi ha segnalato che c’era maretta nella maggioranza Pd, o meglio che erano arrabbiati, per usare un eufemismo, per via delle mie uscite sulla stampa, penso si riferisse alla questione Verbano, e per il mio ruolo nelle campagne elettorali di Busto e Gallarate. Ma io ho gli chiarito la differenza tra il piano istituzionale e il piano politico: io sono qui per un accordo che si regge sul programma, e sul programma il presidente Vincenzi non ha nulla da imputarmi». Anche gli episodi citati dal presidente della Provincia, secondo Ginelli, non reggono. «Sul rendiconto di gestione 2015, è vero che ho dichiarato di essere d’accordo al 51%, ma argomentando. E quando è stato approvato ad agosto 2015, il sottoscritto ha votato a favore, un voto determinante». E ancora, quando si è astenuto in commissione sulla rinegoziazione dei mutui, Ginelli ricorda di aver «votato a favore in consiglio provinciale, per senso di responsabilità». Infine, sulla diatriba a proposito della chiusura dei centri per l’impiego, Ginelli spiega che era «una proposta concordata con il settore lavoro, visto che senza personale i centri non possono funzionare. Ma quando si è discusso di organico, non si è pensato di far arrivare personale ai centri per l’impiego, preferendo implementare altri settori ritenuti più strategici». Insomma, i rilievi che gli vengono mossi sarebbero «argomenti speciosi», che fanno a pugni con i fatti, che Ginelli elenca: il bando forestale, l’accordo di programma di Piazza Repubblica e quello con Bricoman «con i Comuni di Lozza e Vedano. E poi sono l’unico che tutti i giorni è in Provincia. E ai sindaci puntualmente rispondo sempre, senza guardare al colore politico». Come a dire, la “pistola fumante” non ci sarebbe. Nemmeno il suo impegno in campagna elettorale dovrebbe essere motivo di rimostranza: «Do una notizia al mio presidente: io sono dell’Ncd, non del Pd – ironizza Ginelli – e alle amministrative Ncd, in maniera collegiale, ha scelto la linea del “modello Lombardia”, di un’alleanza con il centrodestra. Il 15 ottobre? Decideremo nell’ambito del partito quale profilo tenere, se ancora una lista civica o nel centrodestra. Il sottoscritto sarà a favore di un raggruppamento che si richiama al progetto moderato e liberal-popolare di Stefano Parisi». Così la presa di posizione di Vincenzi viene letta come una mossa «ispirata dal Pd, che forse pensa di vincere» alle provinciali. «Una fuga in avanti, ma il perimetro va riportato a livello di segreterie e io mi rimetto a quello che decideranno – ricorda Ginelli – istituzionalmente tengo fede a un accordo sul programma e non sarò certo io a farlo saltare. Se il presidente vorrà prendere provvedimenti nei miei confronti, se ne assumerà la responsabilità politica». E se tra due mesi sarà “anatra zoppa”, con presidente Pd e maggioranza di centrodestra, «bisognerà rimboccarsi le maniche e ritrovare i punti di convergenza per far sì che ci sia una maggioranza allargata, una grande coalizione in grado di portare avanti l’ente».