«Furbetta? Sto restituendo tutto. È stato un errore in buona fede»

Lara Comi ammette che «appena eletta nel 2009 a soli 26 anni, ritenevo di potermi fidare solo di mamma e papà»

Uso improprio di fondi Ue, spunta anche il nome di Lara Comi: appena eletta in Europarlamento, aveva assunto sua madre come collaboratore fiduciario.

«Macché furbetta! Solo un errore in buona fede. Sto restituendo tutto, fino all’ultimo centesimo». Si difende così l’eurodeputata e coordinatrice provinciale di Forza Italia, dalle accuse di aver “barato” («eurofurbetta» la definisce “L’Unità”) attribuendo un incarico alla madre Luisa.

Chi le è vicino parla di “macchina del fango” azionata proprio in un momento in cui il suo ruolo sta dando fastidio, soprattutto all’interno di Forza Italia. Anche perché Comi parla apertamente di «vicenda già ampiamente chiarita» e rinfaccia a chi l’ha presa di mira di «non avere nulla da nascondere». A far esplodere la mina è un articolo di Repubblica, in cui Lara Comi viene elencata tra i sei europarlamentari italiani (tra gli altri, anche Mario Borghezio,

Antonio Panzeri e due elette del Movimento Cinque Stelle) finiti nello scandalo dei rimborsi che ha colpito in questi giorni anche alcuni leader come Marine Le Pen e Nigel Farage. Tra il 2009 e il 2010 aveva assunto come collaboratore fiduciario sua madre Luisa, insegnante nella scuola pubblica: un’iniziativa in contrasto con i regolamenti dell’Europarlamento, che vietano di affidare incarichi a parenti. «Il regolamento era cambiato nel corso del 2009 ma io, appena eletta a soli 26 anni, ritenevo che le uniche persone di cui mi fidavo ciecamente fossero mamma e papà» ammette Comi, ricostruendo la vicenda e ammettendo gli errori commessi.

«Sto pagando tutto l’importo destinato nel 2009 a mia madre, non solo lo stipendio ma anche tasse e contributi». In tutto circa 123mila euro, che le vengono detratte a rate dalla sua indennità di carica. «È importante per me chiarire tutta la vicenda, con grande trasparenza, come ho sempre fatto – spiega Lara Comi – eletta in Parlamento Europeo ho lasciato il mio lavoro e ho deciso di avere a fianco a me, con un incarico fiduciario, la persona di cui avevo la massima fiducia, mia madre. Per potermi supportare in questo ruolo lei si è presa l’aspettativa, non retribuita, dal suo lavoro pubblico come insegnante. La possibilità di scegliere un familiare come collaboratore era permessa fino al 2009, con un periodo transitorio di un anno, come mi aveva spiegato il mio commercialista, che aveva anche consultato gli uffici del Parlamento Europeo. Solo dopo molti anni, cioè nel 2016 vengo a scoprire che questa possibilità era stata esclusa dai regolamenti parlamentari». E ancora: «Già lo scorso 3 aprile 2016, ho ritirato l’incarico al mio commercialista che, seppure in buona fede, aveva commesso l’errore. Ma avendo un ruolo pubblico mi assumo tutte le responsabilità di questa vicenda e ho già messo in atto tutte le azioni necessarie: sto restituendo fino all’ultimo centesimo la somma che viene contestata. Chi vuole fare polemica strumentalmente sulla vicenda, ha sbagliato persona perché per me la trasparenza e la limpidezza dei comportamenti vengono prima di tutto».