I migranti musulmani puliscono i simboli cristiani

Gli asilanti della Cooperativa Ballafon hanno lavorato sulla Via Sacra, in periodo di Ramadan

Venti asilanti, tutti musulmani, ieri hanno pulito la via sacra del Sacro Monte di Varese: «un gesto che restituisce dignità a queste persone ma che testimonia anche la volontà di staccarsi dall’estremismo religioso, dal falso fanatismo islamico propagandato dai terroristi» spiega Thierry Dieng, artista, sindacalista, portavoce dei rifugiati varesini.

«Siamo in periodo di Ramadan ma i ragazzi hanno voluto esserci», spiega Dieng, accanto all’assessore ai servizi sociali di Varese Roberto Molinari.

«Un modo per integrarsi. Un modo per incontrare la comunità che li ospita e per ringraziare dell’accoglienza».

Venti giovani richiedenti asilo, tutti musulmani, che ripuliscono il simbolo della cristianità in provincia di Varese, sede di una porta Santa nell’anno del Giubileo. «Rispetto e condivisione di valori», dice Dieng.

«Rispetto per la fede cristiana rispetto per un luogo sacro – spiega Dieng – è questo che i ragazzi intendono con integrazione. Per far capire a tutti che il terrorismo dell’Isis non ha nulla a che fare con l’Islam. Per far capire a tutti che l’accoglienza da chi fugge da guerre e torture è una cosa di cui essere grati. Questi ragazzi vogliono sentirsi utili. Vogliono interagire con chi li ospita».

E dopo la Via Sacra i giovani asilanti sistemeranno il giardino del museo Pogliaghi e ritinteggeranno anche le scuole Bosco di Varese. Dopo aver ridipinto quelle di Brinzio. Intanto ieri sono iniziati i lavori di riqualificazione di via del Ceppo: chiusa a causa del rischio di frane da 5 mesi. I lavori saranno consegnati in 50 giorni. La ditta ha una certa esperienza per le tante strade liguri che sono spesso tappezzate con queste reti. I lavoratori sono veneti e trentini, vengono da Belluno e dintorni. Due di loro sono dei free climber, si arrampicheranno con imbracatura sulla parete rocciosa per cucire la rete sulla montagna e riparare definitivamente questa ferita che da mesi sta mettendo in difficoltà le attività del borgo e la mobilità.

I lavori, dicono, saranno consegnati in cinquanta giorni, meno di due mesi per liberare il Sacro Monte da questa costrizione che ha creato anche polemiche politiche.

Lo stato della roccia appare in realtà abbastanza normale per materiali del genere, si tratta di un costone calcareo e di un tratto che è meno di 100 metri di parete.

Il problema si è verificato semplicemente perché è un punto strategico della via, che impedisce non solo l’accesso al santuario ma anche al cimitero del borgo.