Il giallo dell’alibi del 49enne di Brebbia. Era davvero in gita nelle ore del delitto?

L’uomo accusato del brutale omicidio delle giovane studentessa non ha mai cambiato la sua versione, dicendo di trovarsi a Pragelato

Il furto di un computer potrebbe aver vanificato la conferma o la smentita dell’alibi di Stefano Binda, 49 anni, di Brebbia arrestato il 15 gennaio 2015 con l’accusa di aver ucciso Lidia Macchi nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 1987.

Binda, 30 anni fa, come oggi, ha dichiarato di essere a Pragelato. Partecipava a una vacanza organizzata da Cl. Interrogati alcuni degli altri partecipanti (erano 120 in tutto) nessuno ha saputo ricordare se Binda fosse presente. Soltanto uno dei compagni di gita ha dichiarato di ricordare Binda a Pragelato almeno nei primi giorni di vacanza per aver trascorso con lui la giornata in un bar a chiacchierare. Un altro testimone ha invece cambiato la sua versione. Dopo aver dichiarato che Binda non poteva essere presente perché troppo grande, ha ricordato che il brebbiese fu bocciato al liceo. E che quindi avrebbe potuto a tutti gli effetti esserci.

Gli elenchi dei partecipanti alla gita sono andati perduti (sono passati 30 anni). Forse erano stati archiviati in un pc che però fu rubato anni dopo. Di provare l’assenza o la presenza di Binda a Pragelato non c’è modo. Un teste ha consegnato una fotografia di un gruppo di partecipanti sulla neve dichiarando di riconoscervi Binda. Ma il riconoscimento dall’immagine è davvero complesso. Va detto che Binda non ha mai cambiato versione. Lo ha fatto invece,

più volte, don Giuseppe Sotgiu (oggi indagato per falsa testimonianza e reticenza in relazione alle dichiarazioni rilasciate in sede di incidente probatorio) amico fraterno di Binda all’epoca dei fatti (e non ancora ordinato sacerdote) che prima dichiara di essere stato con lui, nella sera del delitto, poi con altri amici (fatto confermato dalle altre persone citate). Per l’accusa Sotgiu forse cercò di fornire un alibi a Binda. Ma Binda ancora oggi sostiene di essere stato a Pragelato mentre Lidia veniva uccisa. C’è inoltre la testimonianza di un’amica di Binda, con la quale il brebbiese all’epoca condivideva la dipendenza dalla droga, che ha riferito del rifiuto di Binda di “farsi” al Sass Pinì perchè «qui è stata uccisa una mia amica». La stessa conoscente collocherebbe in gennaio Binda a Brebbia, non a Pragelato. «Ma senza precisare con certezza l’arco temporale», ha precisato Patrizia Esposito, difensore dell’imputato.