«Il Varesotto non è una zona sismica. Ma in Lombardia la situazione è diversa»

L’origine dei terremoti sulle Alpi è dovuto alla spinta verso l’Europa di una placca chiamata “Adria”

«La provincia di Varese, con il Canton Ticino e il Milanese non sono zone sismiche» spiega Paolo Valisa, esperto del Centro Geofisico Prealpino.

«La Lombardia, però, non è tutta così. Pensiamo al Bergamasco o al Cremonese (a Soncino, nel 1802 un sisma di magnitudo 5.6 fece crollare diverse case). Oppure pensiamo alla provincia di Brescia, dove un terremoto di magnitudo 5.7 nel 1901 produsse molti danni a Salo’. In epoca medioevale, nel giorno di Natale del 1222, la città fu rasa al suolo con molti danni da un sisma di magnitudo tra 6 e 7. Nel Nord Est si ricorda il terremoto distruttivo del 1117 avvenuto a Verona».

È vero che quello di lunedì scorso è stato il secondo terremoto avvenuto in Svizzera in poco tempo dopo quello ottobre 2016, (magnitudo 3.5 a Savognin) risentito sul Lario e Valtellina, «ma nel Varesotto non siamo in una zona a rischio sismico – dice Valisa – e i terremoti che di tanto in tanto avvertiamo, arrivano da altre aree geografiche, anche a distanza di centinaia di chilometri, come le Alpi settentrionali, il Bresciano oppure l’appennino Emiliano».

Il terremoto di lunedì, registrato alle 21.12 e 6 secondi, con epicentro nelle Alpi Glaronesi, di magnitudine di 4.4 sulla scala Richter, è stato avvertito da noi come un fenomeno II-III grado della scala Mercalli. «Un terremoto di magnitudo 4.4 solitamente non produce danni all’epicentro e a maggior ragione nella regione alpina, in aree scarsamente abitate – continua Valisa – Per confrontare il terremoto di ieri con quelli della serie sismica dei monti Sibillini occorre considerare che per ogni gradino della scala Richter l’energia viene moltiplicata di 32 volte, quindi un terremoto di magnitudo 4.4 è di gran lunga più debole di uno di magnitudo 6.0 (intensità, quest’ultima, del terremoto che ha colpito Amatrice e Arquata lo scorso 24 agosto)».

«L’origine dei terremoti sulle Alpi è dovuto alla spinta verso l’Europa di una placca chiamata “Adria”, a sua volta sospinta dalla placca africana, che si incunea sotto l’Appennino e arriva fino alla pianura padana. La spinta si esercita maggiormente sulle Alpi orientali con terremoti più forti e frequenti (ad esempio quello del Friuli del 1976) e in maniera via via decrescente sulle Alpi centrali e occidentali. Anche a nord delle Alpi esistono diverse faglie che sono messe sotto pressione dal movimento verso nord della placca Adria, che di tanto in tanto rilasciano l’energia accumulata sotto forma di terremoti. La frequenza e l’intensità delle scosse è comunque molto inferiore a quella dell’Appennino e negli ultimi 1000 anni in Svizzera si sono registrati soltanto 3 terremoti di grado Richter pari a 6 (Churwalden 1295, Basilea 1356 e Visp 1855) mentre sull’Appennino si ripetono a distanza di 5-10 anni».