Isolino Virginia più vicino. Con il ponte galleggiante

Sogno o realtà? - L’idea dell’ingegner Aceti: una passerella fluttuante che non rovini fondali e reperti storici

Collegare l’Isolino Virginia a Biandronno, senza rovinare i reperti archeologici che caratterizzano il sito Unesco, è possibile. La proposta arriva dall’ingegnere che ieri, nel salone Estense, nell’ambito degli incontri organizzati per i 200 anni dell’elevazione della città di Varese a Comune, ha illustrato un progetto innovativo, approfondito da nella sua tesi di laurea. «Si tratterebbe – spiega Aceti – di realizzare una passerella galleggiante che appoggia su elementi che restano sul pelo dell’acqua sfruttando il principio di Archimede, quindi senza essere stabilmente connessi con la terra».
Esistono diversi esempi di passerelle galleggianti. Una è il ponte del Redentore, a Venezia, che galleggia grazie a una fila di barche. Un altro esempio è il West India Quay Bridge di Londra, che è fatto di acciaio e che fluttua grazie a galleggianti semi sommersi.

Il ponte per l’Isolino dovrebbe essere realizzato a nord ovest, dove la distanza tra l’isola e il Comune di Biandronno è di 140 metri. Sarebbe più semplice collegare alla terraferma la zona sud ovest dell’isola, per una lunghezza di 10 metri. Ma quella è proprio la parte più ricca di reperti archeologici e, pertanto, non si può toccare.
Un eventuale ponte non potrebbe essere sorretto da pali impiantati nel fondale per il rischio di rovinare eventuali reperti archeologici. Per lo stesso motivo, non potrebbe scaricare il peso sull’isola. «L’ipotesi più valida è dunque quella di una soluzione ibrida – dice Simonelli – Una passerella tipo West India abbinata a moduli galleggianti. Si partirebbe da Biandronno con una passerella stabilizzata da zavorre, che approderebbe sull’isola con moduli galleggianti, in modo da evitare carichi sull’impalcato palafitticolo».

«La nostra proposta è di realizzare una passerella galleggiante sospesa che non interferisce con i ritrovamenti archeologici e che si basa su zavorre collocate opportunamente – spiega Aceti – Come zavorre si possono usare blocchi di calcestruzzo che, adagiandosi sul fondale, servono per stabilizzare un sotto-serbatoio galleggiante. Tale sotto-serbatoio, studiato per rimanere sotto il pelo dell’acqua e quindi nascosto, costituisce il punto di appoggio del pontile».
Il progetto – come ha spiegato l’esperta –

ricorda l’opera d’arte The Floating Piers dell’artista Christo sul lago di Iseo, che questa estate permetterà di camminare sull’acqua a qualcosa come 700 mila persone.
La serata è stata introdotta da che, illustrando la figura di , l’abate che ha rinvenuto sul lago di Varese i resti di antiche civiltà, ha coniugato la scienza all’arte, «nella convinzione che la cultura costituisca un volano». Citando i Promessi Sposi, «sarebbe bello vedere un ponte che ivi congiunge le due rive e par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione». Dove la trasformazione è il tempo passato da quando gli uomini costruirono le palafitte alle tecniche ingegneristiche di oggi.