Ivan Basso direttore: «Energia e passione per il “mio” giornale»

Ecco come è nato questo numero specialissimo de “La Provincia”. Dalla riunione di redazione con mille idee, suggerimenti e proposte. Le telefonate di Lo Nero, Sannino e Marantelli. Poi Bof e Gennaro

– Una diversamente giornata, fianco a fianco con Ivan Basso “direttore per un giorno”. Iniziata in piazza Monte Grappa, sotto la redazione, dove prima di salire viene fermato da uno dei tanti cicloamatori che popolano le nostre strade. Per chi vive di ciclismo, incrociare Ivan Basso è qualcosa che non capita tutti i giorni, qualcosa da raccontare a casa.
Ivan si rende conto subito che questo è un mestiere particolare, nel quale non si può programmare niente: perché avevamo pensato a tante cose per la sua giornata da direttore, ma la cronaca ci ha subito chiesto un conto salatissimo e ingiusto. La notizia del ritrovamento del corpo di Paolo Rindi, ragazzo di Varese scomparso da un mese, ha velato di tristezza ogni angolo della redazione.

Non che avessimo dei dubbi, ma è subito chiara una cosa: Ivan non è qui per gioco. Completamente calato nel suo ruolo di direttore per un giorno, prende terribilmente sul serio il suo lavoro. Riunione, con tutta la redazione attorno a un tavolo: e il discorso del direttore lascia tutti lì a bocca aperta. Tutti quelli che non lo conoscono bene, per lo meno. «Grazie a tutti per questa opportunità – dice Ivan – che mi riempie di orgoglio.

Perché io alla Provincia sono particolarmente legato: questo giornale mi è stato vicino nei momenti più difficili della mia vita ma allo stesso tempo è stato al mio fianco nei giorni più belli». La riunione prosegue, ed è una riunione vera: argomenti affrontati uno dietro l’altro, idee che vengono fuori dalla mente del direttore come se facesse questo lavoro da sempre, come se non fosse la prima volta.
Sulla morte di Paolo, per esempio: Ivan si rivolge al nostro Alberto Coriele. «Tu due mesi fa hai perso tuo cugino per un incidente assurdo, aveva diciotto anni proprio come Paolo. E un paio di settimane fa un altro ragazzo, amico di tuo cugino, se n’è andato all’improvviso. Perché non chiami tuo zio e gli fai dire le parole giuste da rivolgere ai genitori di Paolo?». Proposta forte, ma allo stesso tempo una grande idea: che Alberto “porta a casa” con una telefonata difficile, per il pezzo che avete letto in prima pagina e che vi ha toccato il cuore. Intanto, suona il telefono: è Michele Lo Nero, l’editore di questo giornale, che vuole dare il benvenuto al suo direttore

Si parla di tutto: ogni pagina del giornale viene discussa, immaginata, pianificata con Ivan. Si va dal Family Day e il Varese Pride fino alla Sport Commission varesina, si parla della sua Cassano Magnago e dei mille progetti per poi finire a discutere di sport (ovviamente ciclismo, ma anche basket e volley). E manco a farlo apposta, mentre si sta parlando di Varese Calcio, ecco che il telefono del Confa squilla: dall’altra parte c’è Beppe Sannino. Tra lui e Basso, anche se non si sono praticamente mai incontrati, c’è una stima reciproca nata dalla comune passione per lo sport e la psicologia di un atleta. La telefonata tra i due è intensa e ve la raccontiamo – o almeno, vi raccontiamo quello che si può dire – nelle pagine di sport. Così come nelle pagine di sport ci saranno le parole in esclusiva di Alberto Contador, il campione spagnolo legatissimo a Ivan Basso.

La riunione finisce e il giornale è pronto, nella testa di tutti quelli che se lo stanno già immaginando. Dalla prima all’ultima pagina. Certo, ora bisogna disegnarlo. Basso è curiosissimo, fosse per lui non mangerebbe nemmeno (lo conosciamo, lui il pranzo lo salta). Riusciamo a convincerlo a concedersi una semplice focaccia con prosciutto e formaggio («Era dai tempi della ricreazione alle medie che non mangiavo una “sberla” del genere»). Si parla, visto che siamo qui, di ristoranti: «Ma lo sapete che il Due Lanterne di Induno Olona ha cambiato tutto? Andateci: è il ristorante in cui ho festeggiato ogni avvenimento importante della mia famiglia: provateci. E poi la mia passione, il sushi: a Milano andate al Iyo, fidatevi. Buono senza spendere troppo».

E poi via, tutti al lavoro. Perché tra un articolo da buttare giù e una pagina da pianificare, ci sono un po’ di persone da abbracciare: arriva Roberto Bof, con il quale si parla di disabili che sorridono sempre e di meravigliosi Giri delle Fiandre. Ecco che sale l’ascensore e spunta Gennaro Francese, storico titolare del ristorante L’Orchidea di Varese, un altro amico della Provincia. Tra le mani ha una meravigliosa pastiera napoletana che fa resuscitare i morti: Ivan i dolci non li mangia, a spazzolarla ci pensiamo noi. E poi la telefonata di Marantelli: «I nonni di Ivan sono originari di Bianzone, come i miei. Quando prese la maglia rosa all’Aprica, il primo pensiero andò proprio ai suoi nonni e questa cosa mi scatenò un’ondata di emozioni. Famiglia: ecco il segreto di Ivan. Ecco la forza che l’ha sempre spinto, sempre più in alto».
Adesso però basta, il tempo vola via come sa fare soltanto quando ci si trova tra amici, ma il giornale richiama la sua attenzione.
C’è un editoriale da buttare giù, e Ivan ci tiene tantissimo: maniacale e precisissimo come tutte le cose che fa, non è un lavoro facile. Ma alla fine, il direttore è soddisfatto («Sono felicissimo»).
I commenti da scrivere in ogni sezione del giornale, la lettera a cui rispondere, qualche telefonata di circostanza, la videoedicola e un’intervista per Rete 55 (andrà in onda nel Tg di oggi): arriva presto sera, le ore in cui nelle redazioni ci si deve mettere a lavorare a testa bassa. Ivan non si tira indietro: gli piace, e il nuovo direttore piace a noi.

Ecco qualche battuta di chi ha vissuto questa giornata, una volta che il giornale finalmente è stato chiuso. «Ivan Basso direttore – dice Federica Artina – è un’esperienza che sicuramente mi ha arricchita. E’ la prima volta che mi capita di vivere una giornata simile, e devo ammettere che non mi aspettavo un coinvolgimento così totale e appassionato da parte del nostro “ospite”. Ivan ci ha aperto gli occhi, ci ha fatto riflettere, ci ha fatto vedere le cose da un altro punto di vista e questo per un cronista è sempre un bene, perché la missione del nostro lavoro è (o dovrebbe essere) quella di raccontare il mondo sempre a 360 gradi. Ivan ci ha fatto pedalare per un giorno in salita e controvento, proprio come lui. E ci ha fatto assaporare insieme a lui il sapore della vittoria: quella di aver mandato in rotativa un giornale certo unico». Alberto Coriele è più romantico: «Mi sono commosso quando Ivan ha detto che La Provincia gli è stata vicino nei momenti difficili come in quelli felici: significa che per lui chi lavora in questo giornale è un amico. E da direttore ha sposato in pieno la linea del nostro giornale». Gigi Galassi: «Mi ha stupito: credevo che sarebbe venuto qui “per gioco”, invece ha fatto il direttore per davvero: si è preparato, ha tirato fuori degli spunti interessantissimi. Se devo fargli un appunto, il pranzo: non è possibile che ci abbia obbligato a mangiare un panino al volo». Conquistata da Ivan anche la nostra Sara Bartolini: «Quando uno fa questo mestiere, di fronte alle notizie rischia di diventare cinico. A me, di Ivan, ha colpito lo sguardo “vero” con cui ha affrontato tutto quello che gli proponevamo, un modo di vedere le cose che mi ha trasmesso un po’ di passione per la nostra professione. E di questo non posso che ringraziarlo». Chiusa dedicata al direttore di tutti i giorni che parla del direttore per un giorno: «Ho avuto l’impressione – ha detto Andrea Confalonieri – che Ivan abbia portato in redazione l’umanità, la trasparenza, la capacità di essere diretti che ho sempre trovato in lui sulle strade, nella corse che ha vinto. E ancora: ho visto un entusiasmo e una passione per questo lavoro che lui ha fatto per un solo giorno, una passione che tantissimi giornalisti che fanno questo lavoro da una vita si sono dimenticati. Tristi».
Ecco, come si chiude la nostra “diversamente giornata”: difficile e faticosa ma allo stesso tempo motivante e appagante. Ivan Basso è stato uno dei ciclisti più forti del mondo, protagonista di una storia di sport meravigliosa. Si è seduto davanti a un computer della redazione con l’entusiasmo di un bambino e l’umiltà di chi ha voglia di fare senza alzare la voce. Chi scrive deve tanto, tantissimo a Ivan Basso: l’onore di poterlo chiamare “amico” è una delle cose per cui dire grazie non sarà mai sufficiente.
Ivan Basso direttore non è uno scherzo: è successo. Un numero speciale che avete tra le mani, una giornata che ci ha insegnato un sacco di cose che non dimenticheremo più.