«La ristrutturazione può partire»

Carcere dei Miogni - L’onorevole Maria Chiara Gadda ieri in visita alla struttura con il sindaco Galimberti

– C’è un piano di ristrutturazione per il carcere dei Miogni: si parte dalle mura di cinta per poi intervenire sugli spazi interni. Lo ha annunciato l’onorevole Maria Chiara Gadda che ieri mattina ha fatto visita alla casa circondariale, insieme al sindaco Davide Galimberti. Non è stata una semplice passerella elettorale quella dell’onorevole Gadda, che a maggio è stata in visita al carcere di Varese insieme a Galimberti (allora ancora candidato sindaco), al sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore,

al dirigente capo nazionale della Dap Santi Consolo e al vicepresidente della commissione giustizia della Camera Franco Vazio. «In quell’occasione Migliore mise una volta per tutte la parola fine alle incertezze sul futuro della struttura – spiega la Gadda – Apprezzandone il valore nel contesto cittadino e a due passi dal tribunale di Varese, dichiarò che sarebbe stato ristrutturato e oggi abbiamo compiuto un ulteriore passo avanti in quella direzione, individuando e quantificando gli interventi da realizzare». Grazie a dei fondi che il Governo stanzierà dai bilanci del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria si potranno prevedere due tipologie di intervento, «rispondendo a due capitoli di spesa: quelli fatti con la cassa delle ammende che si dovrebbe sbloccare a settembre e quelli che invece si faranno in economia dagli stessi detenuti». Si partirà con il rifacimento del muro esterno di cinta dei Miogni, «che è una priorità assoluta – sottolinea – per questioni di sicurezza e per dare un’omogeneità estetica legata al contesto in cui il carcere si trova».

Gli altri lavori sono invece legati alla sezione interna della struttura. «Le celle non hanno i bagni interni, le docce sono comuni e senza acqua calda. Le aree dedicate allo svago inadeguate… Insomma ci sono tanti interventi mirati al miglioramento delle condizioni di detenzione e di lavoro delle guardie carcerarie». Sono 74 i detenuti in carcere in questo momento, prevalentemente italiani (60%) in attesa di giudizio o soggetti a misure cautelari per condanne inferiori ai 5 anni di reclusione, «ed è importante che scontino la loro pena in un contesto di rieducazione e non di imbruttimento che, secondo le statistiche, aumenta le condizioni di recidività. Se la detenzione avviene invece in condizioni accettabili e vengono fatti progetti di lavoro e scolarizzazione la percentuale si abbassa al 20%». Saranno proprio i detenuti a darsi da fare e collaborare in piccoli progetti legati alla ristrutturazione del carcere. «Potranno dipingere i muri, stuccarli, riverniciare i corrimani delle scale… Il lavoro da far non mancherà e li aiuterà anche nel reinserimento sociale».