«Mi propongo come candidata per il consiglio regionale»

Ieri l’annuncio di Luisa Oprandi (Pd): «Io contro nessuno: sono a favore della mia città»

– Una conferenza stampa tenuta a braccio per venti minuti ieri mattina all’Antico Caffè Bosisio: così, proprio nel luogo dove nella passata amministrazione, unica donna consigliera a sedersi fra le file della minoranza, riceveva settimanalmente i cittadini, si è offerta come candidata donna alle prossime regionali. «Non sono contro nessuno: sono solo a favore della mia città – ha annunciato solo in chiusura di intervento – e mi metto a disposizione della direzione provinciale uscendo dal ghetto della dissidenza, per essere una dei sette candidati al consiglio regionale».

Una scelta coraggiosa, quella di Oprandi, a cominciare dalla neutralità del luogo dove fornire la dichiarazione programmatica d’intenti: luogo comunicato preventivamente alla dirigenza del partito. «Per tutta la passata legislatura proprio in questo caffè erano nate dall’appuntamento aperto con i cittadini una serie di proposte progettuali e mozioni: un bel modo di costruire il mio ruolo di consigliera comunale di opposizione. Ora che sono in maggioranza torno qui perché penso che chiunque si candidi debba entrare nell’azione diretta con il cittadino e non solo rispondere alle esigenze del partito: è lo stile che voglio continuare a mantenere ma che nell’ultimo anno non mi è stato possibile fare per la connotazione di appartenenza al ghetto dei dissidenti».

Così, dopo aver scelto di lasciare sedimentare le cose per aver chiaro il quadro della situazione, la pasionaria del PD difende la sua onestà intellettuale e le scelte che a suo avviso rientrano perfettamente nell’ottica della sana dialettica di partito, rigettando però l’odiosa etichetta. «Non sono dissidente perché credo nella libertà di momenti come questo e di chiunque rappresenti i cittadini di rispettare con garbo i valori con cui si è candidato e che lo rappresentano. Quando si un candidato al consiglio comunale lo si vota anche come persona: lo si vota perché lo si conosce, perché rende palesi e manifesti i suoi valori di riferimento e perché abbia l’attenzione di far sì che questi valori non siano soffocati da scelte in netto contrasto con il suo credo personale».

La Oprandi rigetta il marchio di dissidente anche se in alcune situazioni, in primis riguardo la presidenza del consiglio, ammette di aver manifestato aperto dissenso. «Ho dissentito in sede di partito e di consiglio comunale non perché non stimi Malerba come persona ma perché non penso che un candidato sindaco che prende 1500 voti possa, con una semplice indicazione di voto a tre giorni dal secondo turno, spostarli direttamente su uno dei due rimanenti: sono stati applicati criteri di valorizzazione di un gruppo politico che non corrispondono al vero mancando di rispetto a tutti quelli che hanno fatto la campagna elettorale, eletti e non eletti».

Dopodiché le uniche altre scelte di contrasto sono state due astensioni dal voto: una sul progetto stazioni, «perché era stato presentato un progetto suscettibile di modifica e io per principio non voto una cosa in bianco, e lo stesso per il piano della sosta: ho ritenuto che alcune scelte fossero poco favorevoli ai cittadini, e visto che non si poteva modificare, non sapendo cosa fare mi sono astenuta».