«Niente messa, niente sacramenti»

Bizzozero - Don Nino non ci sta - Vibrante lettera sulla rivista Agorà: «In troppi non si vedono in chiesa...»

«Se non si partecipa alla messa e al catechismo, non si ricevono i sacramenti». Don , parroco di Bizzozero dal 1985, ha parlato chiaro in una lettera pubblicata sul numero di aprile della rivista parrocchiale Agorà. «Cari genitori, ho riflettuto a lungo prima di decidermi a scrivere. D’altra parte con la maggioranza di voi non ci sono altre possibilità. A messa non ci vediamo se non con pochi di voi; agli incontri programmati lungo l’anno Catechistico (sono quattro in tutto) men che meno: c’è

sempre qualcosa di più urgente o interessante da fare. Tuttavia i fatti che sono sotto gli occhi di tutti mi hanno portato a questa decisione. Da troppi mesi osservo con grande preoccupazione (che nasce dalla mia responsabilità di parroco di questa comunità), una costante e continua assenza di molti ragazzi all’appuntamento principale per un Cristiano adulto e ragazzo, e per voi che siete i diretti responsabili ed educatori dei vostri figli». «Noi senza di voi possiamo fare poco o nulla: e la storia ce lo insegna. Questo appuntamento è la celebrazione eucaristica della domenica (ci sono 4 possibilità per scegliere la più opportuna). Questo è il momento fondamentale per un cammino di crescita nella fede in Gesù Cristo con la propria comunità, insieme al proprio sacerdote, catechisti e amici del catechismo». «Il catechismo: altro appuntamento non sempre preso sul serio, con assenze spesso giustificate con motivazioni non vere. Devo rilevare che nonostante i ripetuti paterni richiami la situazione non è affatto migliorata; anzi continua nell’indifferenza». Ecco dunque il punto: «Davanti a questa situazione mi chiedo con quale tranquillità di coscienza io possa ammettere molti di questi ragazzi a ricevere il sacramento dell’Eucarestia e della Confermazione. Se dovessi decidere oggi sarei in grande difficoltà». «Vedete: i sacramenti non sono un diritto; sono un dono che va accolto con fede, consapevolezza e nella libertà. Perciò: o c’è da parte vostra questo atteggiamento serio oppure è meglio lasciar perdere; è preferibile un leale “no” ad un ipocrita “sì”».«Ho ben presente quelli che normalmente partecipano e quelli che normalmente non partecipano. Normalmente è un avverbio che sottolinea l’eccezionalità di qualche assenza, non la normalità». Fino al dunque: «A tempo debito vi comunicherò le mie decisioni, sapendo che scontenterò qualcuno. Ma io devo rispondere alla mia coscienza e a nessun altro». Certo sarebbe più semplice accogliere tutti, ma don Nino non scherza: «Non cerco a tutti i costi un consenso facile e accomodante. Se vostro figlio appartiene a questa comunità, in questa comunità deve vivere i momenti più importanti della sua vita cristiana. Come accade in famiglia: mangiare o cenare in casa d’altri è una eccezione non la regola. Se poi la non partecipazione dipende da altri impegni che si sovrappongono (quasi sempre di carattere sportivo) siete liberi di fare le scelte che ritenete più utili per i vostri figli. E io ne prenderò rispettosamente atto e ne trarrò le dovute conclusioni».
La lettera termina così: «Con rispetto, Don Nino».
Raggiunto al telefono, don Origgi precisa che la lettera è stata scritta tra febbraio e marzo, prima della pubblicazione sul numero di aprile di Agorà. Ma, alla domanda, «ha deciso di ammettere tutti ai sacramenti?», risponde «confermo i contenuti della lettera».