Otto anni di violenze tra le mura di casa

La denuncia - Il varesino di 45 anni, dopo un’indagine della polizia, non potrà più in alcun modo avvicinarsi alle vittime dei suoi abusi

– Otto anni di botte, minacce e violenze domestiche alla compagna e ai cinque figli. Otto anni a subire quel compagno pronto a picchiarla utilizzando qualunque folle pretesto per accusarla di qualcosa e poi punirla. Un uomo frustrato, un uomo preda di una gelosia morbosa e che la riempiva di botte anche solo se lei osava fare un cenno di saluto a un altro. Un uomo ossessionato dall’ordine: in casa tutto doveva essere patologicamente nel punto esatto dove lui desiderava.

Altrimenti erano botte. Otto anni vissuti all’interno di un incubo domestico che gli agenti della squadra mobile della Questura di Varese hanno spezzato con un’indagine rapida ed efficace. E per il compagno orco, un varesino di 45 anni, è arrivato il provvedimento di allontanamento dalla casa familiare: non potrà in alcun modo avvicinare più la vittima degli abusi. E qualora decidesse di ignorare il provvedimento emesso dal tribunale di Varese, di porsi al di sopra della legge, per lui potrebbero scattare le manette e potrebbero aprirsi le porte dei Miogni.
Le indagini hanno avuto inizio nel febbraio di quest’anno, dopo che la convivente del 45enne si era rivolta alla squadra mobile per denunciare l’ennesimo episodio di maltrattamento, che vedeva coinvolta sia lei che i suoi 5 figli. Dopo aver riscontrato quanto denunciato, sentendo le persone informate sui fatti e aver acquisito tutta la documentazione medica, è stato richiesto all’autorità giudiziaria un provvedimento restrittivo. Oggi quei referti medici sono tutti lì e parlano chiarissimo. Si è appurato, dai racconti della giovane donna, che gli episodi di maltrattamento andavano avanti dal 2008 e che, ogni volta, le aggressioni subite, determinate dai motivi più futili, costringevano la donna a recarsi all’ospedale cittadino per le cure mediche; purtroppo la vittima adduceva, nelle varie circostanze, scuse e giustificazioni più differenti sulle cause delle lesioni subite, nascondendo la verità e attribuendole ad incidenti domestici. Solo dopo l’ennesima violenta aggressione, la vittima si è decisa a confidarsi e a denunciare quanto subito agli operatori della squadra mobile. L’inchiesta è stata portata avanti in modo estremamente celere: le testimonianze e i referti medici non lascerebbero dubbi. Per la vittima, che ha scelto di parlare probabilmente per difendere i propri figli, l’incubo è finito.