Per il Partito Democratico ora è il tempo della competenza

L’intervento di Samuele Astuti

È il tempo della competenza. Questo è stato uno dei passaggi più rilevanti del discorso con cui il Segretario Nazionale del Partito Democratico Matteo Renzi ha chiuso la Festa di Imola.

Per il Partito Democratico si sta per concludere una legislatura di governo, in cui nonostante le difficoltà legate all’esito non univoco delle elezioni del 2013, è proprio il PD che ha rappresentato il fulcro di un cambiamento in molti ambiti. I processi di riforma – quanto mai necessari e ineludibili – hanno dato alcuni risultati sperati già nel breve termine.

Citandone uno per tutti, anche grazie alla riforma del lavoro si sono registrati 918mila posti di lavoro in più.

Le sfide politiche che attendono il Partito Democratico nel 2018 sono ora indissolubilmente legate al progetto di cambiamento intrapreso, con sempre più forza, accelerando ancora di più la crescita economica, di cui il nostro Paese ha incredibilmente bisogno.

L’offerta politica, al di là delle legittime e giuste distinzioni di parte, ha il compito di riaffermare il potere della conoscenza, della verità sulla post-verità (o meglio sulla menzogna), della comunità sulla chiusura individualistica.

Il trait d’union che unisce le politiche pubbliche riformiste, in particolare, non può limitarsi a una riproposizione di messaggi semplicistici, di soluzioni che non sono tali.

Costruire un’Italia solida, solidale e competente è la vera missione di una forza riformista: il progressismo e il riformismo oggi devono contrastare la paura e la conservazione. La paura del diverso, del progresso scientifico, la paura dell’apertura al mondo rischia di essere fomentata da nazionalismi e da populismi. Tutto ciò nella consapevolezza che i processi di globalizzazione di questi anni hanno prodotto insicurezza sia sul piano occupazionale che su quello della sicurezza individuale: e in questo senso il Partito Democratico ha dimostrato che dare sicurezza alle persone è innanzitutto pensare ai più deboli.

In definitiva, con assetti internazionali che sono cambiati e che continuano a cambiare – la Cancelliera Merkel si deve reinventare una coalizione di Governo – una forza progressista deve offrire un’idea e un disegno di futuro, in primis ai più giovani. Vorrei essere molto chiaro in questo senso: la strada che dovrà percorrere il Partito Democratico non sarà condannarli all’assistenzialismo e ai sussidi ma metterli nelle condizioni di poter ottimizzare al meglio i propri talenti e le proprie energie.

Riuscire a guidare i giovani verso il lavoro significa avere delle persone più consapevoli e capaci di essere proattivi rispetto alle dinamiche del mondo contemporaneo.

Costruire un Paese più solido, in un contesto necessariamente europeo e globale, inizia da qui.