Attentato di Londra: qual è la reazione dei giovani politici varesini?

Ne abbiamo discusso con i giovani segretari e coordinatori provinciali Giacomo Tamborini, Davide Quadri e Matteo Capriolo

Come si reagisce a un attacco diretto alla democrazia, nel simbolo del parlamento di Westminster?

Ne abbiamo discusso con i giovani segretari e coordinatori provinciali, che appartengono a una generazione che è stata chiamata in molti modi, Millennials, Generazione Erasmus, Y, Next, Net… Sono ventenni o poco più, istruiti, curiosi, europei e sono costretti a fare i conti con un’ondata di terrore che sta attanagliando l’Europa e i nostri Stati, costringendoci, finalmente, a fare i conti con noi stessi, la nostra identità, il nostro passato e il nostro futuro. «C’è una minaccia reale che non si vuole comprendere appieno –

sostiene , segretario provinciale di Forza Italia – Finché qualcuno continuerà a negarlo non si potrà mai reagire in modo serio». Secondo il giovane di centrodestra non si può pensare di fronteggiare il terrorismo islamico cambiando l’immagine del profilo Facebook in segno di solidarietà con il paese ferito di turno. «È finito il tempo dei simboli e degli abbracci perché questo tempo è finito, è stato portato via dal sangue di migliaia di persone innocenti. Se ancora ci ostiniamo a pensare che la soluzione siano marce della pace e lacrime in diretta, come quelle dell’ex Ministro degli Esteri Mogherini, allora l’Isis lo abbiamo aiutato, anziché combatterlo». Una posizione dura, quella di Tamborini, che guarda a Israele come a un modello di riferimento per la sicurezza. Un paese che ha fatto della guerra ai paesi islamici il suo status perenne, che vive nella minaccia costante di attentati tra le vie delle sue città e che investe ogni anno ingentissime risorse per potenziare la sua difesa. Israele è un esempio anche per , coordinatore provinciale del Movimento Giovani Padani «Questo terrorismo è un’intifada sul suolo europeo. Come Israele anche noi in Europa ci troviamo a dover convivere contro un odio che è diretto alla nostra cultura, al nostro modo di vivere. Non rendersi conto che siamo in una fase di guerra è la vera sconfitta». Più cauto è che invita a riflettere sulla complessità del fenomeno. «Il terrorismo non va affrontato come se fosse una guerra. Oggi ci troviamo davanti a molti lupi solitari e questo significa che il problema sta alla radice, non solo disagio e condizioni economiche, ma anche nel modo in cui l’Europa mette in atto politiche di integrazione e di accoglienza. Ecco, mi piacerebbe vedere le istituzioni europee più vicine alle persone, meno distaccate». Interessante, sul tema della responsabilità dell’Unione Europea, è l’opinione di Davide Quadri. «L’Europa di oggi non è un modello appetibile, non dà valori in cui integrarsi e ha relativizzato la sua essenza. Fino a quando non ritroverà le sue origini, da Sud a Nord, attraverso secoli e secoli di storia, finché non capirà che sono i comuni, le campagne, le differenze etniche e religiose a formare l’Europa e non i trattati sterili e anonimi firmati a Bruxelles, l’Europa perderà».