Sanità, oggi il giorno della verità per il futuro della clinica La Quiete

Oggi alle 12 l’ufficiale giudiziario eseguirà l’ultimo accesso. Raccolte 750 firme per non chiuderla

Presidio ieri mattina dei lavoratori della clinica La Quiete davanti al tribunale di Varese: «non scompariremo senza avere risposte. Continueremo a resistere ad oltranza». Oggi è il giorno della verità per la struttura sanitaria varesina, storica e considerata un’eccellenza, coinvolta in un maxi fallimento nel 2009. Il gruppo societario che, dopo il crack, ha acquistato i due rami d’azienda che mantengono in vita la clinica non ha versato quanto dovuto al fallimento. Il tribunale di Varese ha reso esecutivo lo sfratto per morosità.

Da dicembre i lavoratori sono riuniti in assemblea permanente: la clinica ha continuato a lavorare. Il 28 aprile l’ufficiale giudiziario, a sorpresa visto che in tribunale sono state depositate due offerte da 6milioni di euro ciascuna per l’acquisto della clinica, ha apposto i sigilli. Oggi alle 12 lo stesso ufficiale giudiziario eseguirà l’ultimo accesso per verificare che anche gli ultimi quattro pazienti rimasti siano stati trasferiti. Ieri i 60 lavoratori della clinica hanno consegnato al tribunale fallimentare 750 firme raccolte tra i varesini di due pomeriggio: la città dice no alla chiusura della clinica. Al fianco dei dipendenti della clinica si è schierato tutto il consiglio comunale di Varese e l’intero consiglio regionale a cominciare dal governatore Roberto Maroni che ha accreditato la struttura offrendo così una garanzia molto interessante per eventuali acquirenti. Se la struttura venisse chiusa Ats sospenderebbe le autorizzazioni sanitarie e La Quiete rimarrebbe un guscio vuoto e non più appetibile per eventuali acquirenti. Le 750 firme sono state consegnate anche al prefetto di Varese Giorgio Zanzi e al sindaco di Varese Davide Galimberti. Oggi l’ultimo accesso del tribunale che a questo punto dovrà decidere se chiudere la clinica oppure valutare le due offerte per l’acquisto di una struttura che nessuno vuole vedere chiusa. «Noi non ci arrenderemo – spiegano i lavoratori – non adesso che ci sono non una ma due speranze. E se queste offerte non saranno valutate, se la clinica sarà chiusa nonostante vi sia un’opportunità, qualcuno dovrà spiegarci perché si è scelto di cancellare 60 posti di lavoro e una struttura che fornisce un servizio sanitario fondamentale per il territorio».