Travolto da una valanga. Muore varesino 50enne

Luca Squizzato era un alpinista esperto, ma è rimasto vittima di una tragica fatalità

Travolto da una valanga è scivolato per circa 200 metri: è stato trovato morto ieri mattina dagli uomini del soccorso alpino Luca Squizzato, varesino di 50 anni. Il fatto è avvenuto sul Monte Nero (gruppo Adamello-Presanella), in Trentino, dove Squizzato ha trascorso il fine settimana insieme alla moglie dedicandosi alla sua più grande passione: l’alpinismo.

È stata la moglie, domenica sera non vendendolo rientrare, a dare l’allarme e ha allertare i soccorsi. Ieri mattina all’alba, alle prime luci, sono iniziate le ricerche. Poco prima di mezzogiorno gli uomini del soccorso alpino hanno individuato il corpo dell’alpinista in fondo a un canalone a quota 2.800 metti. Inutili i tentativi di salvarlo: Squizzato era morto da ore ucciso, probabilmente sul colpo dalla caduta. Secondo quanto ricostruito il varesino, originario di Gornate Olona, da anni residente con la moglie e le quattro figlie a Uggiate Trevano (Como), stava risalendo la parete Clean Climb, una salita di misto di roccia e ghiaccio sul Monte Nero. Un percorso vicino al noto «Couloir dell’H», la scalata che negli ultimi anni spopola sul web, diventando una delle mete più gettonate.

Alpinista esperto era partito con l’adeguata attrezzatura. La sua è stata solo sfortuna: una scarica dall’alto di neve mista a ghiaccio e sassi l’ha fatto scivolare per centinaia di metri. Un volo che non gli ha lasciato scampo. L’alpinista era arrivato a Madonna di Campiglio sabato. Aveva lasciato l’auto in val Nambrone e si era portato al rifugio Segantini, dove ha trascorso la notte: il percorso è lungo e la sosta notturna necessaria per poter affrontare la scalata all’alba,

approfittando della tenuta della neve. Si era sentito con la moglie sabato sera, tutto era a posto: si sentiva in forma ed aveva con sé l’attrezzatura adeguata. Ma il mattino seguente qualcosa è andato storto su quel canalone. Non è chiaro da che altezza sia precipitato: non meno di 200 metri, è l’ipotesi dei carabinieri, con il decesso causato da politrauma. È toccato ai carabinieri di Carisolo il delicatissimo compito di informare ieri i familiari dell’avvenuta tragedia. Figlio dell’ex patron dell’emittente televisiva Rete55 Mario Squizzato, Luca aveva scelto una strada completamente diversa.

«Un uomo di una serenità straordinaria – racconta l’amico Roberto Ragusa – in pace con se stesso e con gli altri. Amante della natura, della terra». Squizzato aveva scelto di occuparsi di giardinaggio e aveva avviato, con successo, una sua attività. Sempre in mezzo al verde: «sempre in diretto contatto con la fatica, lui uomo di una cultura straordinaria che amava il contatto con la natura sempre. E si era costruito la sua strada lavorando duro. Tutto per quella sua meravigliosa famiglia». Della montagna il cinquantenne era innamorato da sempre: era un alpinista molto esperto. L’accaduto è imputabile esclusivamente a un fato maligno, non a sua disattenzione. Oltre alla montagna adorava l’opera e la musica lirica. Sposato con la moglie Laura quattro figlie. «Ci lascia una di quelle persone che semplicemente restando loto stesse ti spingono, ti ispirano a essere migliore», conclude Ragusa.