Un giorno così vale un giornale, Varese ha voglia di farsi sentire

Giornalista in piazza - Ieri allo Iat sono venuti a trovarci in sette. E tanti chiedono di essere ascoltati

– Uno, dieci, cento, mille o sette persone, quante poi sono effettivamente state, non importa: il gioco varrebbe la candela anche se durasse un singolo istante. Umano, come il contatto che solo gli occhi sanno creare tra loro, anche in un’epoca in cui questa prassi comunicativa sembra andata in disuso, sostituita da un’immediatezza falsa perché inquinata da barriere e lontananza. Ma non c’è soltanto la soddisfazione intima dello scambio, del calore vitale che il dialogo con l’altro, ancorché – anzi meglio – sconosciuto, ti lascia nel novero delle cose positive che l’esperienza da “giornalista in piazza” regala e regalerà. La professione che ci siamo scelti vive di idee che circolano e vengano trasmesse, si alimenta di richieste e osservazioni, proprie e altrui, è critica e megafono. La fonte di tutto ciò è la gente e diventa un’opportunità professionale irripetibile poter “bere” dalla stessa senza intermediazioni.

Basta un taccuino, una penna e un memento, proporzionale all’opportunità di cui sopra: ogni parola vale un grammo di responsabilità nei confronti di chi la pronuncia. Ciò che ci avete detto ieri, e quanto ci direte nelle prossime “puntate”, varrà l’impegno di un approfondimento da parte nostra, di un articolo sul nostro giornale, di un’attenzione che si focalizzerà su ciò che per voi lettori è importante: faremo del nostro meglio, altrimenti sarebbe perfettamente inutile scendere in piazza e aspettarvi ogni mercoledì mattina.

È stata una mattinata diversa dal solito, inedita da quelle normalmente scandite da appuntamenti, conferenze, telefonate e spasmodica ricerca di notizie. Ieri è stata la montagna ad andare da Maometto, e non certo perché Maometto sia diventato improvvisamente pigro: è la voglia di ascoltare che lo ha reso statico, riconoscibile, disponibile, facilmente raggiungibile. Si inizia alle 10, in uno Iat – la struttura che ci ha ospitato e ci ospiterà – che in piazza Monte Grappa ci sta come il cacio sui maccheroni. In due ore, oltre ai nostri interlocutori, nell’ufficio accoglienza entra una marea di visitatori: turisti – anche stranieri – alla ricerca di mappe, viaggiatori richiedenti consiglio e varesini con l’intento di aggiornarsi sugli appuntamenti in programma nel territorio. Per ognuno c’è una risposta, e così cerchiamo di fare anche noi.

Non siamo ancora arrivati che c’è già la signora Angela ad aspettarci. La sua cortesia ci introduce a un argomento serio e delicato, che però si porta con sé anche una bella storia di condivisione che restituisce forza e fiducia nell’amore, quello vero. Ve ne parleremo, statene certi. Caterina entra subito dopo di lei e ci chiede di approfondire un problema molto particolare, comune a tutta Italia e quindi anche a Varese: quello dell’amianto. Anche nella Città

Giardino – non è una novità – esistono dei cimiteri di questo pericoloso materiale tutt’altro che destinati alla pace eterna: c’è in gioco la salute, ne abbiamo scritto parecchio, ci ritorneremo. Luigi ci dice la sua sulle elezioni americane: Trump non è Orrigoni, né Galimberti, né Malerba e neppure Badoglio, ma con lui ci intratteniamo volentieri. Passa , referente dei City Angels Varese, e ci ricorda un appuntamento importante: il 12 giugno i senzatetto della città ripuliranno Varese. E così, giornalmente, cerca di fare , uno che da anni – con la cooperativa Salva Città – è l’angelo custode della pulizia del centro. Passando da via Como e dal suo degrado – dove però qualcuno “resiste” e ve ne renderemo conto – si giunge agli eventi di una Varese che – secondo il nostro lettore Ninì – è troppo “provinciale”: lui avrebbe qualche idea e presto la sveleremo.Voilà: un piccolo sunto di un mercoledì speciale che vuole diventare una bella abitudine. Ora tocca a voi.