«Una scuola di politecnica per la sicurezza dai sismi»

L’idea arriva dal manager varesino Mattia Colombo. Sul giornale in edicola oggi due pagine speciali con testimonianze e racconti di chi ha vissuto il terremoto di Ischia in prima persona

«Un’alta scuola di politecnica a Varese per difendere e tutelare il territorio. Qui, nella città del fondatore della Protezione Civile».

La proposta arriva da Mattia Colombo, 48 anni, manager residente a Sant’Ambrogio, benché gli piaccia considerarsi varesino puro, già candidato al consiglio comunale nella lista Varese Civica, che ha sostenuto la corsa a sindaco di Andrea Badoglio.

Colombo ripropone un suo vecchio cavallo di battaglia: l’apertura a Varese di un’alta scuola politecnica legata alla sicurezza del territorio e al mondo della Protezione Civile.

«Un’idea che avevo lanciato un anno fa esatto in occasione del terremoti del Centro Italia, e che riprendo pensando al sisma di Ischia. Non mi convincono i progetti di destinazione di Villa Mylius, riguardo sia l’Accademia del Paesaggio sia l’Accademia Marchesi, e della Caserma Garibaldi presso la quale dovrebbe essere destinata la biblioteca: a me piacerebbe piuttosto che il Comune valutasse l’idea di mettere a disposizione uno dei suoi edifici pubblici, magari quelli di cui sopra, per creare una scuola o un master in Ingegneria o Architettura antisismica, dove si possano studiare la prevenzione e la sicurezza del territorio e la Protezione Civile: una scuola speciale con il supporto, ovviamente, di un istituto universitario come il Politecnico milanese o anche una facoltà dell’Insubria».

Varese Civica prosegue dunque l’azione impostata da Badoglio, mancato alla fine di ottobre 2016, con il medesimo entusiasmo del suo promotore, calando la politica a misura di cittadino.

«Ci siamo sempre sentiti diversi dalle altre liste civiche, che per noi erano liste civette, di sostegno ai partiti. E mentre Giuseppe continuerà a promuovere le sue istanze culturali, io persevero nel far bollire in pentola l’altra faccia della medaglia, ossia vado sul pratico, segnalando i piccoli problemi della quotidianità ma anche proponendo alle istituzioni qualche idea di ampio respiro, come quella, appunto, dell’accademia di sismologia. Abbiamo la fortuna di avere come vanto cittadino Giuseppe Zamberletti, il padre della Protezione Civile, e anche se non siamo una zona a rischio sismico, come si continua a sottolineare da più parti, è pur vero che dobbiamo valorizzare e riconoscere i meriti di questo grande varesino e farne per primi tesoro».

Quello che il geniale nuovo mattatore di Varese Civica auspica è, per la realizzazione del progetto, un consenso bipartisan di tutta la politica, andando a scomodare l’intero l’arco parlamentare. «Se noi volessimo istituire una realtà con queste caratteristiche dovremmo far collaborare non solo il Comune, che metterebbe a disposizione il luogo, ma diversi enti governativi, oltre ovviamente a cercare l’appoggio dei politecnici italiani: a mio avviso potremmo benissimo intitolare la nuova accademia a Zamberletti, sperando che voglia coordinare e favorire questo progetto per la sua grande esperienza sul campo.

In più, in una lettera recente ai giornali ho illustrato la necessità per Varese di un osservatorio pubblico che coinvolga un panel di cittadini o alcune figure chiave attraverso sondaggi o indagini demoscopiche di orientamento intorno ad alcune scelte chiave dell’amministrazione fino ad arrivare ad un secondo livello, ossia ad un vero e proprio referendum: la destinazione della Caserma e di Villa Mylius unitamente alla costituzione di un’Accademia di Sismologia potrebbero essere oggetto di voto popolare. D’altra parte – conclude l’arguto manager prestato al civismo – la mia idea offre un’interpretazione diversa, meno estetica e più scientifica della progetto dell’Accademia del Paesaggio che ben coesisterebbe fra le opzioni da valutare per il recupero di Villa Mylius: farne una cittadella delle scienze del territorio in omaggio anche all’altro grande scienziato varesino, Salvatore Furia, mettendo in rete le varie eccellenze scientifiche nostrane mi pare tutto tranne che un’idea campata in aria».