Vincenzi sotto sfratto: «Serve discontinuità»

Verso le urne - Per “Insieme per una Provincia civica”, nome e simbolo di due anni fa. Cambiano gli alleati

– «In campo per la discontinuità». “Insieme per una Provincia civica” ci riprova, ma stavolta riposizionandosi nello schieramento di centrodestra. E dal vicepresidente della Provincia Giorgio Ginelli parte l’avviso di sfratto al numero uno di Villa Recalcati, Gunnar Vincenzi: «Serve una nuova maggioranza e un nuovo presidente, che sia davvero di garanzia». La lista che fa riferimento a Ncd-Varese Popolare si rimette in corsa per le provinciali con lo stesso nome e simbolo di due anni fa,

quando si unì al Pd facendo eleggere il presidente Vincenzi. «Allora aveva senso verificare una prospettiva di collaborazione con il Pd di Renzi – spiega Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale e coordinatore provinciale – ora non siamo più interessati ad un ruolo marginale, subalterno al Pd e senza prospettiva di autonomia politica e di incidenza reale. Come qualcuno che ha lavorato con noi e che ha creato un’altra lista il cui unico spazio politico è fare la stampella del Pd». «L’evoluzione è sotto gli occhi di tutti – spiega Ginelli – alcuni amici non hanno condiviso il nostro spirito, di risorsa al servizio degli amministratori che parla al mondo civico, che ci ha portato non solo a dire sì pedissequamente su ogni azione dell’amministrazione provinciale, ma anche ad essere fortemente critici. Dalla viabilità, in cui si poteva fare di più e meglio, al tema strategico del servizio idrico integrato, certe posizioni e provvedimenti non ci hanno convinto. Ecco perché mi candido per la discontinuità, profondamente deluso da una modalità di amministrare che ho definito da “renzismo imperante”». Un attacco durissimo all’amministrazione Vincenzi: «Tanta narrazione, ma poco ascolto e poca concretezza – il “j’accuse” di Ginelli, che nelle scorse settimane ha già “strappato” in commissione bilancio – la provincia deve essere al fianco degli amministratori, mentre girando in lungo e in largo il territorio sono molti i colleghi sindaci delusi. Penso in particolare alla questione Alfa, dove le richieste di gran parte dei Comuni, soprattutto dei più piccoli, sono rimaste inevase. Non vorrei che questo possa portare al disimpegno e all’astensionismo, perché l’ente può ancora fare molto». Così, con l’obiettivo dichiarato di «contribuire ad un cambio di passo», il vicepresidente uscente si ricolloca nel centrodestra, e lancia la sfida frontale a Gunnar Vincenzi: «Non sempre è stato garante, ma è stato strabico, a volte poco presente, a volte impalpabile, sempre al servizio di una parte e non dell’insieme» attacca Ginelli, auspicando una «discontinuità reale, con una nuova maggioranza e un nuovo presidente, che sia davvero di garanzia degli interessi di tutti e 139 i Comuni». Uno scenario che, tecnicamente, dovrebbe passare dalle dimissioni di Vincenzi: «Nel momento in cui l’assemblea dei sindaci e il consiglio provinciale riconoscono un’altra maggioranza, dovrà dimettersi. Altrimenti sarà inerzia». Ecco che Ginelli chiede agli alleati di centrodestra «quale posizionamento avranno dopo le elezioni, visto che serve un cambio drastico». Quella che Cattaneo definisce «una scossa». Anche se ammette: «Dopo le elezioni, in una logica istituzionale, sarà necessario trovare collaborazione. Ma se il Pd intende fare di testa sua, non potrà governare». In lista, oltre a Ginelli, ci sono Emilio Aliverti, Paolo Bellingreri, Chiara Broli, Pietro Fontana, Paolo Genoni, Mara Gorini Galbiati, Donato Lozito, Monica Mariotti, Fabio Montagnoli, Alessandra Russo, Paola Scanelli, Silvio Tizzi e Davide Vincenti.