«Da noi non è possibile accoglierli»

Il sindaco Colombo di Travedona Monate sui migranti: «Non sono razzista, ma qui si mette a repentaglio la tenuta sociale»

No all’accoglienza dei migranti nei Comuni, soprattutto in quelli più piccoli. Andrea Colombo sindaco di Travedona Monate argomenta la sua totale contrarietà mettendo sul tavolo considerazioni di natura amministrativa e politica, frutto della sua lunga esperienza, prima come semplice consigliere comunale e dal 2009 come sindaco. «Chi mi conosce sa che non sono razzista ma certe cose bisogna incominciare a dirle» premette il primo cittadino. Secondo i criteri ipotizzati dal governo, un piccolo paese come Travedona dovrebbe accogliere una dozzina di migranti richiedenti asilo.

«Persone che dovrebbero fermarsi sul nostro territorio per minimo tre anni – spiega Colombo – prima di ottenere una risposta alla richiesta di asilo; cosa facciamo durante questo periodo di tempo e in quello successivo? Che futuro possiamo dare loro? Chi garantirà il loro mantenimento? Non è una questione di colore di pelle ma di dignità umana».

Per il sindaco di Travedona è inaccettabile che lo Stato scarichi sui Comuni, anche il problema della gestione dell’immigrazione. «Con il patto di stabilità non abbiamo alcuna risorsa a disposizione – prosegue il primo cittadino – noi abbiamo in cassa tre milioni e mezzo di euro e non possiamo spenderli; in più una politica industriale scellerata ha portato, anche sul nostro territorio, un impoverimento delle attività imprenditoriali e senza lavoro non ci può essere integrazione». Il rischio concreto è che si metta a repentaglio la coesione sociale all’interno dei paesi, con rischi per l’ordine pubblico. «Non c’è lavoro per gli italiani – insiste Colombo – nostri ragazzi che vivono in paese guadagnano 300 euro al mese».

Anni fa anche per Travedona sarebbe stato diverso; il lavoro non mancava grazie alla presenza sul territorio di ben dodici camicerie o dell’azienda Burro Lago di Monate che davano un’occupazione a tante persone. Cinque anni fa, Travedona visse un’esperienza di accoglienza di migranti in arrivo dal Nord Africa. «L’appartamento che gli assegnammo venne distrutto, disturbavano e si ubriacavano – ricorda il sindaco – e i cittadini venivano in Comune giustamente a lamentarsi per il loro comportamento». La questione immigrazione ha molteplici variabili, a partire da quella sanitaria e dall’ordine pubblico, perché un Comune possa occuparsene da solo; il primo cittadino si toglie ancora un paio di sassolini dalle scarpe.

Ci sono diversi comuni del Varesotto che fanno svolgere lavori socialmente utili ai migranti, per tenerli occupati e per favorirne l’integrazione.

«Non si possono far lavorare i richiedenti asilo e quello è un volontariato mascherato – dichiara Colombo – se quelle condizioni di lavoro venissero applicate agli italiani si griderebbe allo scandalo». Il sindaco ne ha anche per le cooperative che gestiscono i migranti; «mi sembra una tratta legalizzata» attacca il primo cittadino che si dice molto preoccupato per il futuro.

«Questa non è immigrazione ma invasione – conclude – cosa succederà tra due o tre anni? I migranti saranno in carico ai Comuni? Non si può andare avanti così; la tenuta sociale è a rischio».