Il chiosco dei fiori chiude. Ma ridarà futuro ai terremotati

Gara di solidarietà per il trasporto della struttura

Un chiosco per ripartire: da Gazzada al Lazio una rete fatta di cuore e solidarietà. «Perchè hanno bisogno di tutto ma soprattutto hanno bisogno di un futuro». Ai terremotati Gazzada “regala” un lavoro. A fine gennaio e , che gestivano il chiosco di fiori accanto al cimitero avevano messo sul piatto una proposta straordinaria: «Dopo anni passati tra i fiori – avevano spiegato marito e moglie – chiudiamo. Le spese sono troppe ormai, siamo entrambi in età da pensione e ci ritiriamo. Il nostro chiosco vorremmo regalarlo ai terremotati. Serve però qualcuno che lo trasporti sin laggiù».

Quel chiosco che per sei anni era stato punto di riferimento per chi voleva rendere omaggio con dei fiori ai cari estinti non esisteva più. O meglio l’attività non esisteva più. Perchè la struttura, quei 30 metri quadrati molto ben tenuti, era ancora lì. Perfetti per dare una seconda occasione a chi il terremoto aveva portato via tutto.

Ma c’era il problema del trasporto. Servivano braccia, cuore, mezzi e fondi. Perchè anche le buone intenzioni hanno un costo. Come fare? Nessuna istituzione s’è fatta avanti per trasportare quel chiosco. Le vittime del terremoto sono migliaia e, si è detto, hanno bisogno di tutto. Coperte, case dove ripararsi, vestiti, cibo. «E futuro», si deve essere detto che con la moglie è titolare dell’omonima ditta di autotrasporti.

Donghi non vorrebbe essere citato. È un lavoratore generoso che fa quel che deve essere fatto senza gli orpelli e i vezzi di chi fa pochino, pompa a dismisura il gesto, e si gode la pubblicità. Non vorrebbe essere citato ma lo facciamo attraverso , presidente del Motoclub di Gemonio, i cui iscritti, insieme a tanti altri volontari, sabato hanno smontato il chiosco di Mauro e Franca per caricarlo sui camion di Donghi che lo trasporteranno sino a Borbona, nel Lazio. «Dove – spiega Bodini – c’è una fiorista che ha perso la propria attività. Aveva un negozio, il terremoto l’ha reso inagibile. Non aveva più il suo lavoro. Ma ci hanno detto la voglia di futuro sì, quella era fortissima».

A lei è stato destinato il chiosco di Mauro e Franca. Un nuovo inizio. Donghi è stato iscritto al Motoclub di Gemonio e ha contatto i ragazzi. Con loro sono «arrivati altri volontari – spiega Bodini – insieme abbiamo smontato il chiosco». Associazioni, protezione civile, ma anche imprenditori locali, come la Fonderia Casati di Varese e i lattonieri Fratelli Garbui di Gemonio. Tutti insieme hanno lavorato ininterrottamente. Hanno smontato la struttura mettendola sui camion della Donghi. «Come Motoclub avevamo già fatto una raccolta fondi – spiega Bodini – e inviato dei container nelle zone terremotate. Sempre Donghi aveva eseguito il trasporto. Ci ha chiamati per il chiosco e siamo arrivati insieme a tantissime altre persone».

Il chiosco è quasi pronto per partire. Una persona potrà tornare a lavorare. «Tutta Italia si è mobilitata – raccontano i volontari – in tanti hanno voluto fare qualcosa. Noi qui abbiamo messo a disposizione un sabato di lavoro. Non è costato nulla. Puó fare la differenza anche soltanto per una persona. O forse più di una. La signora riapre il chiosco. Venderà fiori coltivati da qualcun altro. Che comprerà attrezzature e materiali di altri ancora. È una catena: si parte da lì per rimettere in moto».