Ex conceria, tutti assolti: «Chiusi 10 anni da incubo»

Assoluzione con formula piena per gli otto imputati. «Il fatto non sussiste»

Ex conceria Fraschini: tutti assolti gli otto imputati a processo. Il presidente si è pronunciata ieri mattina: «Il fatto non sussiste». Formula di assoluzione “amplissima”, ha commentato , difensore di due degli imputati. Gli otto a processo rispondevano dell’accusa di disastro ambientale.

Secondo l’accusa, il problema era relativo alla presenza di cromo nel terreno in misura altissima, sulla base di quanto stabilito da un’indagine della Guardia di Finanza: della sostanza utilizzata in passato per la lavorazione delle pelli sarebbero stati trovati anche 78.000 milligrammi per chilogrammo di terreno, quando il limite massimo è di 150 milligrammi.

Il collegio ha stabilito che non ci furono illeciti di alcun tipo da parte degli imputati. La procura sosteneva, per contro, che l’inquinamento dipendeva anche da sversamenti che sarebbero continuati dopo il 1994 e fino al sequestro dell’ex conceria avvenuto nel 2009, motivo per cui non era possibile dichiarare la prescrizione dei reati.

In aula il pm ha chiesto l’assoluzione per l’imprenditore e per
, erede dei fondatori dell’azienda, mentre per gli altri coinvolti a vario titolo ha invocato il minimo della pena, con concessione delle attenuanti generiche, pari a due anni e due mesi di reclusione.

C’erano inoltre pesanti richieste di indennizzo da parte degli enti costituitisi parte civile: la Provincia di Varese e i Comuni di Brenta e Cittiglio. La sentenza ha però scritto tutt’altro finale: le otto persone sono state assolte perché il fatto non sussiste. «Di fatto – continua Basilico – era già emerso chiaro in sede di udienza preliminare che non c’erano elementi a sostegno dell’ipotesi accusatoria. Si è scelto di procedere con il processo. Il dibattimento ha chiarito ogni dubbio: nulla è emerso a carico degli imputati».

Il caso ex Fraschini, negli anni, aveva dato seguito a una vera e propria sommossa popolare. In molti avevano puntato il dito tra i cittadini. «Tutti gli esposti, una trentina circa, presentati tra l’altro sempre dalla stessa persona – prosegue Basilico – erano già stati archiviati. Tutti tranne uno. Oggi si è chiuso anche quest’ultimo capitolo». Quasi «dieci anni tra indagini e processo – conclude Basilico – dieci anni da incubo per gli innocenti coinvolti». Con l’incubo «del risarcimento, tra l’altro, visto che i Comuni di Brenta e Cittiglio costituitisi parte civile avevano chiesto un risarcimento da 3 milioni di euro ciascuno».