Gli Alpini non dimenticano le storie dei nostri Caduti

La commemorazione per le vittime della Prima Guerra in scena sabato alle 21 al teatro sociale di Montegrino Valtravaglia

Portare in scena, all’interno di uno spettacolo teatrale, i volti e le storie dei Caduti del paese nel corso della prima guerra mondiale. Un’iniziativa voluta dal gruppo degli alpini di Montegrino e Bosco Valtravaglia per non dimenticare quei giovani soldati originari del piccolo paese valligiano che persero la vita per la patria, affinché le loro storie e il loro sacrificio non restino una semplice scritta su una lapide commemorativa. La manifestazione commemorativa voluta dalle penne nere locali,

dall’associazione culturale “Amici di G.Carnovali detto il Piccio”, con il patrocinio del Comune, avrà luogo sabato alle 21 al teatro sociale di Montegrino. Titolo dello spettacolo ideato da Vittorio Larocca, “1916-2016: ragazzi di Bosco e Montegrino alla Grande Guerra”; contestualmente verrà inaugurata una mostra iconografica curata da Carlo Parini e Corrado Kientz. «L’obiettivo è quello di restituire un volto ai giovani di Montegrino e Bosco Valtravaglia che in quel conflitto hanno perso la vita – spiega Sergio De Vittori, capogruppo della locale sezione degli alpini – si tratta di un progetto triennale, dove ogni anno mettere in scena un evento per commemorare ogni caduto».
Il primo capitolo è andato in scena lo scorso autunno, mentre sabato toccherà al secondo spettacolo, durante il quale verranno ricordati undici giovani soldati morti durante il conflitto. Si tratta di: Giovanni Andrea Pontevia, caduto a 24 anni sull’Isonzo insieme a 28 compagni del Battaglione Intra, di Angelo Briccoli, muratore, disperso a 19 anni dopo la battaglia sul monte di Santa Lucia, il cui colle è diventato la sua tomba, Giovanni Parietti, scomparso nel 1915 in ospedale a seguito di una malattia contratta al fronte, Amato Parietti, verniciatore, ferito a morte in una combattimento sul monte Santa Maria, Gabriele Pontevia, professione impiegato, caduto a 26 anni nei dintorni di Oslavia, colpito a morte da una granata che gli scoppia alle spalle, Giulio Parietti, morto a 22 di tubercolosi polmonare contratta al fronte, Gabriele Braghetti ucciso da una fucilata a 20 anni, Bartolomeo Alfonso Moroni caduto a 20 anni in combattimento, Giovanni Carlo Jermoli, muratore, perito a 21 anni nei pressi di Gorizia, le cui spoglie riposano nel sacrario militare di Oslavia, Pasquale Ferrari, muratore, morto a 29 anni in un ospedale di Belgrado dopo essere stato catturato dal nemico e Filippo Gabriele Bianchi, carrettiere, disperso dopo una battaglia. «Attraverso ricerche storiche d’archivio abbiamo ricostruito la loro storia – conclude De Vittori – analizzando le azioni nelle quali hanno trovato la morte».