La Colacem fa paura: «Vogliamo il tavolo tecnico»

Il sindaco di Brenta, Ballardin, si fa portavoce dei Comuni limitrofi: «È ora di passare ai fatti»

Una tavolo tecnico scientifico che elabori un sistema di sorveglianza ambientale e sanitaria, in grado di valutare lo stato di salute della popolazione esposta ai diversi fattori di rischio derivanti dalla vicinanza al Cementificio Colacem di Caravate.

A chiederlo, in una lettera indirizzata al dipartimento di Varese di Arpa, all’Ats Insubria e alla Provincia di Varese, è il sindaco di Brenta Gianpietro Ballardin, il quale fa riferimento all’incontro dello scorso 26 luglio in Comune a Cittiglio, alla presenza dei rappresentanti degli altri Comuni dell’area interessata, ovvero Caravate, Gemonio, Laveno Mombello e Sangiano, oltre alla Cm Valli del Verbano.

Proprio in quella sede era stata valutata l’opportunità di concordare l’istituzione di un tavolo tecnico e scientifico, in grado di prendere decisioni corrette per difendere la salute dei cittadini esposti alle sostanze emesse dal cementificio caravatese. Gli studi in merito sono molteplici, come anche sono eterogenee le conclusioni; per questo motivo, secondo il sindaco di Brenta, è quanto mai opportuno istituire al più presto un tavolo tecnico. «Proprio nel merito della discussione avvenuta il 26 luglio – afferma Ballardin – è emersa la necessità di approfondire con l’Agenzia di Tutela della Salute Ats dell’Insubria, le conoscenze epidemiologiche ambientali già al momento disponibili.

L’interpretazione complessiva dei risultati sarebbe uno strumento indispensabile di valutazione critica dello stato di fatto del problema, per poter trarre conclusioni e prendere decisioni di sanità pubblica».

Il primo cittadino ricorda che per raggiungere il livello di protezione dell’ambiente più elevato possibile, la normativa attuale prevede che per il rilascio dell’Aia, ovvero l’autorizzazione integrata ambientale, vengano adottate, da parte del gestore dell’impianto, le migliori tecniche disponibili.
«Ovvero – spiega il sindaco – le tecniche impiantistiche, di controllo e di gestione che garantiscano bassi livelli di emissione di inquinanti, l’ottimizzazione dei consumi e un’adeguata prevenzione degli incidenti». Dalle riunioni svolte e dalle lettere scritte dai sindaci adesso, però, è il momento di passare ai fatti.

«È indispensabile chiedere ad Arpa Lombardia, nell’ambito delle proprie funzioni, di procedere all’attivazione di un percorso di monitoraggio, utilizzando i laboratori di analisi competenti, le metodiche e le migliori strumentazioni al fine di giungere a una lettura della situazione del territorio capace di rispondere alle preoccupazioni emerse» conclude Ballardin.