Quarantenne assolto per mancanza di prove

Non tagliò i freni all’amica della fidanzata. Il pm ha chiesto una condanna a sei mesi, riqualificando il reato da tentato omicidio in danneggiamenti

– Accusato di aver tagliato i freni all’auto dell’amica della fidanzata va a processo per tentato omicidio. Assolto ieri dai giudici del tribunale di Varese: non c’è prova che a sabotare la vettura sia stato lui. E il pubblico ministero Annalisa Palomba aveva già chiesto la riqualificazione del reato in danneggiamenti con condanna a sei mesi. Chiunque abbia danneggiato la vettura della vittima ha tagliato un freno soltanto: l’auto non si sarebbe mai potuta trasformare in una trappola mortale. I fatti contestati sarebbero avvenuti a Cuvio il 4 dicembre 2012.

L’imputato, 40 anni, che oggi vive a Brinzio con la stessa fidanzata di allora, avrebbe incolpato gli amici, in particolare due amici, della compagna per i problemi che la coppia si trovava a vivere. La corte, presieduta da Orazio Muscato, ha ascoltato la drammatica testimonianza della compagna dell’imputato dopo aver rigettato la richiesta del legale del quarantenne Paolo Bossi di equiparare la posizione della convivente del quarantenne a quella in base al nuovo testo sulle unioni civili. Il giudice ha parzialmente rigettato la richiesta: la coppia convive infatti dal 2104, due anni dopo i fatti. La donna aveva spiegato come nel 2012 il rapporto di coppia con l’imputato fosse a tratti problematico.

E come il 28 novembre dello stesso anno il fidanzato, durante una lite le avesse detto: «I tuoi amici li sistemo io». Per l’accusa questo è il movente: la presunta vittima era infatti una carissima amica della fidanzata dell’imputato.

Per l’autorità giudiziaria il quarantenne imputava all’influenza di quest’amicizia sulla compagna i problemi che la coppia viveva e il poco tempo che a suo parere la fidanzata gli dedicava. Succede in ogni coppia che si trova ad affrontare dei problemi. Nulla di grave sino a quando la presunta vittima non si è trovata a frenare mentre era alla guida della sua Twingo provando il terrore di sentire il comando che non risponde e la macchina che, nonostante il pedale abbassato, continua a viaggiare. La donna non si era fatta male, non c’era stato nessun incidente. Ha pensato a un guasto sino a quando non ha portato l’auto dal meccanico. «I collegamenti di metà dell’impianto frenante della macchina – aveva testimoniato lo stesso in aula – erano stati tagliati».

La compagna dell’uomo, non senza scoppiare in lacrime, è consapevole di poter danneggiare la posizione del compagno: «Il 4 dicembre 2012 uscii dal lavoro – ha detto – e lo vidi sbucare dal parcheggio, come se si stesse alzando. Mi venne incontro, arrivava dal luogo dove erano posteggiate la mia macchina e quella della mia amica (la presunta vittima). Aveva un taglio su un dito, mi disse che si era ferito poco prima a casa di amici».

L’uomo si è sempre professato innocente. Ieri il pm ha chiesto una condanna a sei mesi riqualificando il reato in danneggiamenti, accusa molto più lieve ovviamente di quella di tentato omicidio. Il giudice ha invece assolto il quarantenne. Non è stato provato il suo coinvolgimento nell’accaduto: non è stato stabilito in modo certo che sia stato lui a manomettere l’auto della vittima.

«Un caso da scuola, quello di tentare di uccidere qualcuno in questo modo – ha commentato Bossi – Da romanzo, visto in un episodio del Tenente Colombo, ma mai riscontrato nella realtà».