Rolando è in Italia. Ora lo aspetta la sua Angera

Il ritorno - L’ex missionario Del Torchio, dopo mesi di prigionia nelle Filippine, è atterrato ieri a Malpensa

È tornato finalmente in Italia , 56 anni di Angera, ex sacerdote missionario rapito nelle Filippine lo scorso ottobre. «Abbiamo ricevuto la comunicazione dal Ministero in mattinata – spiega il sindaco – con cui si annunciava l’arrivo di Rolando questa mattina (ieri, ndr) a Malpensa. Un messaggio del cognato annunciava poi che Rolando era atterrato e che stava bene».

Del Torchio, però, ieri ad Angera non si è visto. In molti, non solo cronisti, ma anche tanti cittadini compreso il sindaco, lo hanno atteso sino al tardo pomeriggio nell’abitazione di via Greppi dove vivono i familiari. Nulla. Persino il cane di casa, che si dice in zona abbai al primo squillo di campanello, era stato portato altrove. Intorno alle 19 è apparso chiaro che l’ex missionario non sarebbe tornato immediatamente in paese. Forse con i familiari ha deciso di raggiungere la sorella residente a Brescia concedendosi qualche giorno di riposo lontano dal clamore.

«Vera Liberazione»

Secondo indiscrezioni Del Torchio starebbe bene, ma sarebbe comprensibilmente provato dall’esperienza. È stato liberato lo scorso 8 aprile dopo mesi di prigionia nelle mani di un gruppo di mercenari armati. Del Torchio non ha mai smesso di aiutare il prossimo e ha continuato la sua opera di volontariato nelle Filippine, dopo aver dismesso la veste, dove viveva ormai da più di 20 anni.

L’affetto di Angera in questi mesi è stato travolgente. «Settimane di attesa – spiega Molgora – poi finalmente la notizia più attesa: era libero. E salvo. Da quel giorno quotidianamente i cittadini mi fermavano per chiedermi quando Rolando sarebbe tornato a casa». Ieri era il 25 aprile: «Per lui davvero una festa di liberazione – aggiunge il primo cittadino – ci eravamo accordati con il corpo musicale, già impegnato nelle celebrazioni della Festa di Liberazione, per fargli trovare la banda davanti a casa ad accoglierlo al suo arrivo». La famiglia, che è molto schiva e ha sempre mantenuto un basso profilo nel corso della vicenda, consumando in silenzio le proprie preoccupazioni, potrebbe aver preferito un ritorno più soft per il cinquantaseienne.

Nessun clamore

Del Torchio potrebbe tornare ad Angera anche tra qualche giorno. La volontà di evitare il clamore appare evidente. E anche comprensibile visto il frastuono di quanto vissuto.

«Noi tutti – conclude Moldora – lo attendiamo. Angera è ansiosa di abbracciarlo. Sono stati tutti in ansia e la gioia è esplosa incontenibile quando è arrivata la notizia della liberazione». Festa solo rinviata, dunque? «Sarebbe bello organizzare qualcosa di speciale per dargli il bentornato a casa – conclude il primo cittadino – naturalmente prima ci confronteremo con i familiari. Il paese vuole riabbracciare Rolando, ma nessuno intende forzarlo o violare la privacy della sua famiglia». Per Angera oggi la cosa più importante è che Rolando sia a casa. «Lo saluteremo – raccontavano ieri in paese – quando lui vorrà»