Stangata per i frontalieri oppure no? La busta paga diventa un mistero

L’accordo fiscale - Per Unia gli effetti peseranno sui salari oltre i 60mila franchi. Ma c’è chi è più pessimista

Accordo fiscale italo-svizzero, sarà una stangata oppure no? Per il sindacato svizzero Unia «colpirà solo i redditi più alti», in particolare oltre i 60-80mila euro, ma le simulazioni che circolano tra i frontalieri parlano di «perdite salariali alla fine del periodo transitorio tra il 12 e il 28%».
Qual è la verità? Se lo chiedono gli oltre 25mila frontalieri che ogni giorno, dalla provincia di Varese, si alzano ad orari antelucani per oltrepassare i valichi di confine e andare a guadagnarsi la pagnotta in Canton Ticino.
Dove trovano sì stipendi più alti, anche in virtù dello sblocco del cambio franco-euro, ma anche condizioni di competizione molto diverse e minori certezze rispetto a quelle garantite dal mercato del lavoro italiano. Un sistema che rischia di essere stravolto quando, dal 2018 o più presumibilmente dal 2019, entrerà in vigore il nuovo accordo fiscale che prevede la doppia imposizione al posto dell’attuale sistema dei ristorni.

Sarà una stangata, come sostengono molti? Nel primo anno non sono previsti incrementi medi d’imposta, poiché il reddito da dichiarare all’Agenzia delle entrate verrà ridotto del 60% (e negli anni successivi salirà invece del 6% all’anno fino al termine del periodo transitorio, quindi l’imponibile italiano sarà ridotto del 60% il primo anno in cui entrerà in vigore il nuovo sistema impositivo, del 54% il secondo, del 48% il terzo, del 42% il quarto e via discorrendo),

mentre a regime è invece previsto un aumento degli oneri fiscali anche se, per effetto della franchigia di 7500 euro di cui beneficiano i frontalieri, «per la stragrande maggioranza dei frontalieri l’incremento si prospetta contenuto e in alcuni casi addirittura nullo», come spiega , sindacalista comasco di Unia, che nei giorni scorsi ha presentato alcune simulazioni. Un esempio? un lavoratore che ha un salario di 31mila franchi, «finirà perfino per guadagnarci, nell’immediato, ma anche la più lontana proiezione al 2028 non sembra tradursi in una stangata».
Per le stime di Unia, la riforma «inizia a pesare su salari sopra oltre 60mila franchi, in maniera netta oltre gli 80mila franchi, pur gradualmente e considerando le deduzioni di spese mediche, previdenza privata, asili nido dei figli».

Sarà davvero così? L’associazione Frontalieri Ticino contesta, almeno in parte, questa lettura. E sulle bacheche dei social network circolano altre simulazioni, meno confortanti, come quelle dell’altro sindacato ticinese Ocst, secondo cui le «perdite salariale stimate alla fine del periodo transitorio» (che dovrebbe essere di 10 anni, anche se in parlamento in fase di ratifica dell’accordo potrebbe anche essere portato a 12 o 15 anni) si aggirerebbero su cifre tra lo 0 e il 4% per salari di 2000 franchi al mese, tra il 3 e il 12% per salari da 3000 franchi (che, va detto, in Svizzera rappresenta più o meno il salario minimo), a salire fino a percentuali tra il 25 e il 28% per i salari da 10mila franchi al mese.