Nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321, divorato dalle febbri, moriva a Ravenna, probabilmente di malaria, Dante Alighieri. Si era messo in viaggio per l’aldilà rendendo l’Inferno e il Paradiso delle chiavi di lettura universali. Aveva consegnato al mondo un poema capolavoro che non vide mai pubblicato. Aveva amato una donna che non era stata mai sua. Era stato esiliato dalla sua terra dove non fece mai più ritorno. Morì sapendo che non sarebbe mai guarito da tutti i suoi tormenti.
Le sue spoglie vennero nascoste per timore che i fiorentini le trafugassero per riportarle a Firenze, città natale del poeta. Nel 1810, in una porta murata del Quadrarco di Braccioforte, le sue ossa vennero riposte in una cassetta, per essere poi riscoperte solo nel 1865, per caso, durante dei lavori di ristrutturazione. In questo che è l’anno in cui ricorrono i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta– il padre della lingua italiana, figura centrale e fondante della nostra storia, uno dei nomi che fanno grande
il nostro Paese nel mondo – sono tanti gli eventi che lo vedono protagonista, come una vera star per la sua modernità e incredibile capacità visionaria. Nel programma delle grandi celebrazioni, che si tengono in tutta Italia ma soprattutto a Firenze e Ravenna, non è solo l’ufficialità e l’accademismo a prevalere, ma anche mostre, documentari, film, laboratori. Iniziative di tutti i tipi, anche sui social e virtuali, accomunate dallo stesso obiettivo: ricordare e celebrare il“poeta che inventò l’Italia”.
Dopo i funerali il poeta trova sepoltura in un’urna di marmo della chiesa dove si svolge il funerale. Successivamente viene realizzato un grande monumento per ornare la tomba di Dante Alighieri. Ma in seguito ad alcune mancanze nella manutenzione, la tomba inizia a versare in condizioni sempre più disastrose. Vengono fatti dei tentativi di riparazione solo a fine seicento, ma nonostante le iniziative di restauro il monumento è irrimediabilmente rovinato a causa del sollevamento del terreno sottostante la chiesa. A fine settecento, l’architetto Camillo Morigia progetta il piccolo tempio neoclassico, ancora visibile, per onorare la memoria di Alighieri.