Stop alle auto dei frontalieri Un ricorso rallenta il blocco

CLIVIO Slitta il referendum contro la chiusura del centro di Ligornetto ai frontalieri. La votazione, infatti, non si terrà più domenica 13 febbraio. La decisione di revocare la chiamata alle urne dei cittadini è stata presa dal Municipio dopo che un ricorso di un privato cittadino al Consiglio di Stato, proprio contro la risoluzione antitraffico, ha di fatto bloccato ogni altra procedura in corso. Bisognerà, infatti, attendere che la sentenza passi in giudicato prima di fissare una nuova data per la votazione.

Dal cui esito dipenderà o meno la messa in pratica del progetto. Che in buona sostanza vuole tenere lontane le automobili dei frontalieri dal centro storico di Ligornetto, paese ticinese al confine con Clivio e la Valceresio. Il cuore del comune, infatti, chiuderà al mattino e alla sera per tutto il traffico veicolare. Il Consiglio comunale, del resto, ha già approvato con una strettissima maggioranza (servivano sedici voti, e sedici ce ne sono stati) la decisione di vietare il transito dei frontalieri per le strette vie del paese, e contestualmente di introdurre una zona 30 per le vie del centro. Il transito nei giorni feriali nelle intenzioni del municipio dovrebbe così essere impedito dalle 5 alle 8 e dalle 16.30 alle 19. Guarda caso proprio le ore di ingresso della gran parte dei lavoratori varesotti che, magari per accorciare il percorso o evitare altre arterie già intasate, attraversavano il comune. La misura, infatti, stando a quanto è emerso fino ad ora ha proprio lo scopo di i convogliare il traffico dei frontalieri sulla superstrada. Ma le polemiche non mancano. Anche perché contro questa scelta si sono schierati per primi i residenti.  Che hanno dato vita ad un comitato referendario che in breve tempo ha raccolto 337 firme, quando ne sarebbero bastate circa 260 per la riuscita dell’operazione. Da qui la votazione, ora rimandata. Con i referendari che puntano sulla necessità di risolvere in primo luogo i problemi di traffico e di viabilità in tutto il distretto e solo in un secondo tempo mettere in atto misure mirate nei singoli paesi. Resta il rischio di un altro attacco, seppur indiretto ai frontalieri. Con il rischio concreto che il divieto si riveli un vero e proprio boomerang, andando ad intasare ulteriormente arterie già al limite. Per questo anche dai comuni italiani di confini sono arrivate proteste e prese di posizione affinché simili azioni vengano analizzate nel complesso e non in base ad esigenze particolari.

b.melazzini

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