Perugia, 1 feb. (TMNews) – Cosa è successo ad Elisa? Chi ha incontrato? Perché si è recata volontariamente in quella boscaglia che “non porta da nessuna parte”? E ancora, c’erano davvero due auto che seguivano quella della ragazza? Sono questi i principali interrogativi al vaglio del pm di Perugia, Antonella Duchini, che puntano a riempire quel ‘buco’ di mezz’ora che pesa sulla ricostruzione dell’assurda morte in mezzo al fango e all’acqua gelata del fiume Ventia della 25enne Elisa Benedetti. Un buco che si estende approssimativamente dalla mezzanotte e mezza all’una di domenica 30 gennaio.
Tutto inizia quando Elisa, dopo un piccolo incidente, lascia la sua amica a terra e senza una ragione mette in moto l’auto (che non è sua, ndr.) avviandosi verso Casa del Diavolo, frazione conosciuta a Perugia per la presenza di una discoteca molto apprezzata a livello nazionale. Il ‘buco’ si chiude quando inizia, secondo gli inquirenti, il tentativo di Elisa di uscire dalla boscaglia chiamando il 112. Tra le tante caselle che mancano all’appello per ricostruire il puzzle, c’è però la testimonianza di una donna che ha visto da dietro i vetri della sua finestra “la ragazza chiedere aiuto, che si era persa…poi ripartire e dietro di lei due auto…”.
Dopo la testimone, che evidentemente era rimasta turbata dalla scena ed era rimasta a sorvegliare la strada alla finestra, ha parlato “di due auto che sono scese”. Uno strano traffico per una frazione non molto popolata e per giunta a quell’ora di notte. Forse Elisa non era sola quando si è impantanata nel bosco di Civitella? Gli inquirenti stanno cercando di capire se la ragazza abbia contattato qualcuno durante quel vuoto di mezzora. Sta di fatto che nell’agenda telefonica della giovane era stato immesso il numero di alcuni ragazzi maghrebini conosciuti durante la “grande bevuta” al bar di Ponte Rio. Duchini e i carabinieri hanno già più volte ascoltato i ragazzi stranieri.
Bnc/Cro
© riproduzione riservata