Parigi, 21 dic. (Apcom) – Il regista iraniano, Jafar Panahi, condannato ieri a sei anni di prigione per “propaganda contro il regime”, sostiene che la sua incarcerazione “simbolizza l’attentato del potere contro l’intera categoria degli artisti del Paese”, secondo il testo della sua difesa al processo, pubblicato oggi da Le Monde. “Il raid effettuato a casa mia, la mia incarcerazione e quella dei miei collaboratori simbolizzano l’attentato del potere contro tutti gli artisti del Paese”, affermava al suo processo il 7 novembre, secondo un verbatim pubblicato dal quotidiano francese.
“Processarci sarebbe come processare l’intero cinema impegnato nel sociale e nell’umanitario iraniano”, aggiungeva.
“Siamo stati colpiti dalla censura ma è la prima volta che un regista viene condannato per impedirgli di fare il suo film”, proseguiva il regista al quale la giustizia iraniana ha anche impedito di realizzare dei film o di lasciare il Paese per i prossimi 20 anni.
Cinquanta anni, Jafar Panahi, uno dei registi della “nouvelle vague” iraniana più noti all’estero, è stato condannato a sei anni di prigione. La sua condanna ha suscitato una ondata di proteste nel mondo del cinema. Vicino all’opposizione iraniana, Panahi era già stato arrestato il primo marzo nella sua abitazione a Teheran prima di essere rilasciato a fine maggio su cauzione.
Conosciuto per le sue taglienti critiche, Panahi ha vinto il Leone d’Oro alla Mostra de Venezia nel 2000 per “Il Cerchio” e l’Orso d’argento alla Berlinale nel 2006. E’ stato anche premiato due volte a Cannes dove la sua sedia nella giura era stata simbolicamente lasciata vuota nella cerimonia di apertura del festival nel maggio scorso. (con fonte Afp)
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