Taranto, 2 feb. (TMNews) – Sabrina Misseri pronta a parlare con i magistrati che indagano sull’uccisione di Sarah Scazzi. Nel pomeriggio di martedì si era sparsa la notizia che la ragazza aveva depositato all’ufficio matricola del carcere di Taranto la domanda, cosiddetto modello 13, nella quale chiedeva di conferire con i magistrati inquirenti per “motivi personali e di giustizia”. Una decisione che aveva colto di sopresa i suoi legali, i quali avevano spiegato di non saperne nulla. Così si sono precipitati nel carcere tarantino per parlare con la loro assistita e, dopo un colloquio durato un paio d’ore, della richiesta di Sabrina di parlare con i giudici non vi era più traccia.
La direzione della casa circondariale di Taranto ha fatto sapere che la domanda non è mai stata formalizzata. Sabrina, quindi, non avrebbe ufficialmente depositato quella richiesta. Fatto sta che la sola notizia della presunta intenzione della giovane ha dato il via ad un convulso pomeriggio di incontri, di notizie e successive smentite. Sabrina Misseri avrebbe rinunciato al colloquio con i magistrati dopo avere incontrato i suoi avvocati. Cosa l’avrebbe convinta a tornare sui suoi passi? E soprattutto cosa voleva rivelare l’ex estetista di Avetrana agli inquirenti che indagano sulla morte della cugina? Domande a cui la Procura dovrà cercare di dare una risposta.
Il punto cruciale sembra la stretta correlazione tra la richiesta di interrogatorio spontaneo e la notifica da parte del tribunale del riesame che, giusto lunedì, ha rigettato l’ennesima richiesta di scarcerazione per la Misseri. Si sa che Sabrina ha letto con attenzione le 28 pagine che compongono l’ordinanza del Tribunale del riesame che, per la prima volta, parla di depistaggio da parte dei familiari e di premeditazione nell’organizzazione dell’omicidio. Accusa quest’ultima che, se provata, prevede senza indugio la pena dell’ergastolo.
Fmc/Rcc
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