Ue: Provincia di Bolzano discrimina l’accesso ai posti pubblici


Bruxelles, 24 giu. (Apcom)
– La Commissione europea ha inviato all’Italia una richiesta formale di porre fine all’obbligo, imposto per l’accesso ai posti pubblici nella provincia autonoma di Bolzano, di certificare la conoscenza del tedesco con documenti specifici rilasciati dall’amministrazione locale. Nel mirino di Bruxelles, inoltre, c’è anche la priorità riservata nei concorsi pubblici ai candidati residenti in loco.

Va sottolineato che Bruxelles non mette affatto in causa l’obbligo di conoscenza del tedesco, ma le modalità specifiche della certificazione richiesta. Nella provincia di Bolzano, l’unico documento accettato per comprovare la conoscenza della lingua per accedere ai posti nella pubblica amministrazione locale è un certificato specifico rilasciato nella provincia. Inoltre, i candidati che risiedono nella provincia da almeno due anni hanno la priorità.

Secondo la Commissione, queste due condizioni violano gli obblighi dell’Italia in merito alla libera circolazione dei lavoratori e alla non discriminazione in base alla nazionalità sanciti nella legislazione dell’Ue.

All’Italia è stato inviato un ‘parere motivato’ nell’ambito del procedimento d’infrazione dell’Ue. In mancanza di una risposta soddisfacente entro due mesi, la Commissione potrebbe decidere di ricorrere in Corte europea di giustizia, richiedendo anche sanzioni pecuniarie contro l’Italia proporzionali alla durata dell’inadempienza.

La Corte Ue ha già stabilito, infatti, (con sentenza del 6 giugno 2000 nella causa C-281/98 Angonese) che la richiesta di un certificato specifico emesso solo nella provincia di Bolzano quale unico mezzo per comprovare la conoscenza della lingua costituisce una discriminazione in base alla nazionalità, poiché mette i cittadini degli altri Stati membri in una condizione di svantaggio nei confronti dei residenti della provincia, per la maggior parte cittadini italiani.
Secondo la Commissione, anche la priorità concessa sulla base della residenza costituisce, per gli stessi motivi, una discriminazione indiretta in base alla nazionalità.

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