Parigi, 8 apr. (Apcom) – Il lavoro nero occupa oltre la metà della popolazione attiva del Pianeta, vale a dire 1,8 miliardi di persone, un livello mai raggiunto finora e che rischia di accrescere la povertà nei paesi in via di sviluppo. Lo indica uno studio dell’Ocse pubblicato oggi.
“1,8 miliardi di persone, vale a dire oltre la metà della popolazione attiva mondiale, lavorano senza contratto di lavoro, né previdenza. Una stima destinata ad aumentare per toccare i due terzi della popolazione attiva nel 2020” e forse anche di più se l’impatto della crisi sull’occupazione si aggraverà, rileva lo studio. “Nei paesi in via di sviluppo dove non esiste l’indennità di disoccupazione, coloro che vengono privati del loro impiego ufficiale sono obbligati ad accettare lavori non dichiarati”, spiega l’Ocse per “giustificare” il record raggiunto dagli ultimi rilievi.
Prescindendo dalle attività agricole, il lavoro nero rappresenta tre quarti dell’occupazione nell’Africa subsahariana, oltre i due terzi nel Sud-est asiatico, la metà in America Latina, in Medio Oriente e nell’Africa settentrionale.
Circa 1,2 miliardi di questi lavoratori in nero, rileva lo studio, vivono con meno di 2 dollari al giorno. “Particolarmente interessati” saranno le donne, i giovani e gli anziani, prevede l’Ocse che raccomanda “un intervento rapido” centrato sulla creazione di posti di lavoro “di qualità”, sviluppando in particolare l’acquisizione di competenze dei lavoratori e sostenendo i lavori pubblici e il microcredito. “L’aiuto dei paesi donatori è essenziale”, conclude.
(fonte afp)
Fcs
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