Centro aiuto alla vita e Asl Sottoscritta una convenzione

Difficoltà economiche, problemi di coppia e rifiuto del partner ad accettare un figlio che verrà. Questi i motivi principali che, secondo il Centro di aiuto alla vita (Cav) di Bergamo, portano ogni anno centinaia di donne a pensare all’aborto. E con la crisi i dati peggiorano. Nel solo 2009, sono infatti circa 700 le donne che si sono rivolte al Cav cittadino, «mentre per il 2010 i casi sono destinati ad aumentare, visto che, all’inizio di ottobre siamo già a quota 550», spiega Anna Rava Daini, presidente della struttura.

«Crescono le famiglie che, a causa della crisi economica, sono andate in povertà e non riescono più a far fronte alle proprie spese. La situazione si è aggravata negli ultimi due anni e, di conseguenza, sono aumentate le donne che, per cause economiche, si trovano a prendere in considerazione l’interruzione della gravidanza», continua Daini.

Per garantire una migliore assistenza a questi casi difficili, il Cav di Bergamo ha sottoscritto una convenzione con l’Asl di Bergamo: il documento stabilisce la presenza dell’associazione all’interno del consultorio familiare di via Borgo Palazzo. Una volta alla settimana, il martedì o il giovedì, un’operatrice del Cav di Bergamo è infatti in consultorio per ascoltare le utenti e fare in modo che queste ultime riescano a migliorare la propria situazione.

«Uno degli obiettivi del governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale è valorizzare e sostenere il ruolo della famiglia, nucleo fondamentale per la crescita e lo sviluppo della persona – commenta Massimo Giupponi, direttore sociale dell’Asl di Bergamo –. La collaborazione tra il pubblico e le associazioni, come avviene in questo caso, è un esempio interessante di un sistema che fa rete e lavora insieme».

Il servizio Cav in consultorio è stato attivato lo scorso giugno e in questi mesi sono stati trattati 15 casi. «Solitamente, la maggior parte delle donne che si rivolge al centro ha un dilemma sulla scelta da fare dettato dalle condizioni economiche, ma anche dalla paura di restare sola perché il compagno non accetta la gravidanza e chiede di non portarla avanti. Tra le persone che si presentano, il 70 per cento circa sono extracomunitarie, ma un 30 per cento sono bergamasche, magari giovani o giovanissime, con problemi ulteriori di accettazione dell’evento da parte della famiglia», continua Daini.

Tra i programmi utilizzati per il sostegno a maternità difficili fa parte anche Nasko, il fondo della Regione Lombardia che garantisce 250 euro mensili per 18 mesi alle mamme che, di fronte alla scelta, decidono di continuare la gravidanza. Il programma, attivo dal 1° ottobre scorso, è stato presentato agli operatori dei Centri di aiuto alla vita nei giorni scorsi all’Asl di Bergamo in un incontro che ha anche definito le collaborazioni tra Cav e Consultori familiari pubblici e privati. E il direttore generale dell’Asl di Bergamo, Roberto Testa, aggiunge: «Questo è un primo esempio di collaborazione destinata a crescere. L’obiettivo è infatti di estendere questa pratica in essere oggi solo nel consultorio di Borgo Palazzo a tutti i consultori Asl, per migliorare la rete che Terzo settore e servizio pubblico possono fare per il territorio».

t.mirabile

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