Chignolo d’Isola, 4 mar. (TMNews) – I vestiti sul cadavere di Yara Gambirasio, gli stessi che la tredicenne indossava il giorno della sua scomparsa da Brembate Sopra, il 26 novembre scorso, non erano rovinati da atti violenti. Nessuna lacerazione, nessuno strappo riconducibile a coltellate o fendenti, solo un taglietto a lato delle mutandine, forse riconducibile alle intemperie: neve, freddo, pioggia non sono mai mancati in provincia di Bergamo dal giorno della scomparsa di Yara.
Il dettaglio dei vestiti, così come il tipo di ferite sul corpo, dovute forse più ad un punteruolo che ad un coltello e comunque non letali, portano gli inquirenti a pensare ad un omicidio non organizzato. Forse nemmeno premeditato. Secondo una delle ricostruzioni più accreditate al momento, Yara potrebbe essersi allontanata con una persona che conosceva e avrebbe reagito ad avance troppo pesanti, evidenti molestie, forse proprio nel campo di Chignolo d’Isola, raggiungibile in auto.
Lì la situazione è sfuggita di mano, fino all’accoltellamento e poi, secondo un’ultima indiscrezione, fino al soffocamento, che potrebbe essere una delle cause della morte. Di certo, però, ci sono ancora molti dubbi da chiarire: l’idea di un omicidio non organizzato stona completamente con quel telefonino di Yara che si spegne alle 18.55, solo 11 minuti dopo l’uscita della ragazza dal centro sportivo. Chi ha spento il telefonino così velocemente, per non rendere tracciabili gli spostamenti della ragazza, forse sapeva bene quali erano le sue intenzioni.
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