Crotone, 11 feb. (TMNews) – Il pentimento del boss della ‘ndrangheta Giuseppe Vrenna di Crotone inizia a dare i suoi frutti. Questa mattina la polizia ha sgominato il nuovo ‘cartello’ della città, costituito dalle famiglie Vrenna-Ciampà-Bonaventura: 26 gli arresti (24 in carcere e 2 ai domiciliari, più 2 obblighi di presentazione) eseguiti dai reparto speciale del Servizio centrale operativo delle squadre mobili di Crotone Cosenza e Cuneo, con l’ausilio del Reparto prevenzione crimine Calabria e del Reparto volo di Reggio Calabria. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip distrettuale di Catanzaro, su richiesta della Procura distrettuale antimafia della città calabrese.
L’accusa per tutti è di associazione di tipo mafioso, detenzione di armi, estorsione, atti intimidatori e danneggiamenti nei confronti di imprenditori e familiari di collaboratori di giustizia, nonché traffico di stupefacenti. Tra i destinatari dell’ordinanza di oggi, ci sono anche coloro che stavano progettando un attentato ai danni del pm della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni. Un magistrato scomodo, che la ‘ndrangheta crotonese avrebbe tentato di eliminare in più occasioni.
Il progetto di attentato nei confronti del giovane pm è emerso nel corso dell’inchiesta, chiamata Hydra, che già il 21 gennaio scorso aveva portato al fermo di 12 persone ritenute organiche alla stessa cosca Vrenna-Ciampà-Bonaventura. Dalle indagini è venuto fuori che gli uomini della cosca hanno pedinato in più occasioni il magistrato, nonostante fosse protetto dalla scorta.
Agli atti dell’inchiesta c’è anche una frase, emersa dalle intercettazioni, detta da uno degli arrestati poco prima del Natale dello scorso anno: “Adesso facciamo un bel regalo a Pino…”. Pino è Giuseppe Vrenna, boss di Crotone, che proprio in quel periodo aveva iniziato a collaborare con la giustizia facendo le prime rivelazioni al pm Bruni. Secondo gli investigatori il ‘regalo’ sarebbe stato proprio l’attentato al magistrato.
Gli arrestati oggi fanno parte delle nuove leve del cartello della ‘ndrangheta di Crotone: erano loro che gestivano tutte le attività illecite in città, da quando i boss erano finiti in carcere. Il cartello basava la fonte dei propri guadagni illeciti prevalentemente sul traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, soprattutto cocaina, reperiti attraverso canali preferenziali nella provincia di Reggio Calabria.
Fmc/Cro
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