“Anche il Varesotto rischia un’altra Viareggio”

VIAREGGIO «È indispensabile capire che una tragedia come questa può ancora accadere a tutti. In qualsiasi momento». Rompe ancora una volta il silenzio sulla questione del trasporto ferroviario Daniela Rombi, presidente dell’associazione «Il mondo che vorrei» che raccoglie i familiari delle vittime della strage di Viareggio. «Perché – conferma Riccardo Antonini, ferroviere di “Assemblea 29 giugno” – il rischio è ancora presente. Ovunque ci sono treni merci in movimento. Specialmente se trasportano sostanze pericolose».
Vale in Versilia,

come ai lati di ogni altra linea ferroviaria trafficata dai cargo. A Novara, con i suoi 150 treni merci quotidiani. Molti dei quali provenienti da Luino e Sesto Calende. E vale nel Varesotto. Sulla Bellinzona – Luino – Gallarate, dove le punte dei cargo, ognuno con il suo carico potenzialmente a rischio, sfiorano le 75 unità. Per 2 milioni di tonnellate l’anno solo di materiali pericolosi. Questa la principale riflessione emersa tra sabato e domenica al convegno «Giustizia e sicurezza», organizzato proprio da «Il mondo che vorrei» e «Assemblea 29 giugno» nella sala Barsanti di Viareggio, a quasi 16 mesi dalle 20.50 del 29 agosto 2009. Dall’esplosione di una nuvola di Gpl fuoriuscito da un carro cisterna del treno merci 50325 Trecate – Gricignano, deragliato in stazione. Una tragedia costata la vita, subito e nelle settimane successive, a 32 persone.
Per questo si è deciso di riflettere ancora su una parola dai significati purtroppo variabili: sicurezza. «Fin da subito abbiamo dedicato gran parte della nostra attività a questo obiettivo – ha evidenziato Maria Nanni, ferroviera di “Assemblea 29 giugno” – formulando misure e provvedimenti da mettere in pratica rispetto al trasporto delle merci pericolose». E qualcosa si è mosso. «Perché Viareggio – hanno aggiunto da Assemblea 29 giugno – è tracimata da ogni previsione di incidente possibile e compatibile. E Alberto Chiovelli, direttore dell’Ansf, l’Agenzia nazionale della Sicurezza ferroviaria, ha assunto alcuni provvedimenti esemplari: il ritiro dei carri con assi simili a quelli della strage, l’introduzione del sistema di controllo della marcia dei treni merci, la tracciabilità degli assi e il blocco dei carri a rischio perdite. Ed il ministro alle Infrastrutture Matteoli ha, a sua volta, disposto l’obbligo delle check list per i treni di merci pericolose».
Ma non basta. Perché gli incidenti continuano. Nell’ultimo mese, infatti, sono stati cinque. Compreso quello di Laveno Mombello del 9 ottobre. Segnali preoccupanti. Ciò nonostante le imprese ferroviarie di cargo e quelle dei carri merci si sono scagliate contro le nuove norme. Mettendo nero su bianco sulla loro rivista specializzata “Ship2shore” come «i provvedimenti decisi dal dopo Viareggio sembrano essere assunti sull’onda emotiva del momento e per questo sono stati denunciati all’agenzia per la sicurezza ferroviaria europea e alla stessa Commissione con relativa apertura di un’inchiesta». «Parole – hanno concluso “Il mondo che vorrei” e “Assemblea 29 giugno” – che devono fare riflettere tutti. A Viareggio, a Luino, a Laveno, a Novara. Ovunque. Non possiamo restare immobili e indifferenti di fronte a queste politiche. Tutti insieme. Per non dimenticare e perché non succeda mai più».
Alessio Pagani

L’intero reportage con foto e interviste sull’edizione in edicola martedì 26 ottobre

f.artina

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