Trieste, 13 lug. (Apcom) – In una giornata difficile e tesa nella quale la politica romana discute sullo ‘stop’ dell’Onu al ddl intercettazioni e sulle fibrillazioni all’interno della maggioranza, legate alle ultime inchieste sull’eolico in Sardegna e alla cosiddetta nuova P3, Giorgio Napolitano raggiunge l’estrema città orientale d’Italia, Trieste, e fa un discorso tutto ‘concreto’. Va ad inaugurare la nuova sede della Scuola internazionale superiore di studi avanzati, uno di quei centri di eccellenza che chiamano giovani talentuosi da tutto il mondo, uno di quei posti dove, come dicono i politici locali, “le cose funzionano e vanno avanti a prescindere dai colori delle amministrazioni che si succedono”. E’ da questa realtà, che appare così lontana dai veleni della politica nazionale, che il Capo dello Stato chiede condivisione tra le forze politiche sulle scelte fondamentali, di medio e lungo periodo, per il futuro del Paese.
Napolitano fa sempre salvo il confronto “anche aspro” tra gli schieramenti e i partiti politici che “in un paese democratico si contendendono il voto e i consensi”, ma detto questo il presidente torna a invocare quella saggezza e quella maturità della politica che auspicò già nel suo discorso di insediamento davanti alle Camere quattro anni fa. “Ci sono alcuni problemi – dice Napolitano davanti alla platea di docenti e studenti della Sissa – che esigono condivisione perchè sono scelte di medio e lungo termine che non possono essere disfatte se cambia il colore di un’amministrazione, richiedono continuità”. L’accento e la scelta del verbo ‘esigere’ dicono tutto su quanto l’appello sia fermo.
Tanto per declinare nel concreto le sue parole il presidente accenna, in un lungo discorso tutto a braccio, un paio di temi ‘scottanti’: la crisi economica con la necessità di “severe misure di restrizione alla spesa pubblica corrente”, cresciuta troppo negli ultimi tre decenni e la riforma dell’università. Sul primo terreno l’imperativo categorico che giunge dal Colle non lascia adito a dubbi: “Possiamo discutere delle scelte da fare e delle misure da adottare, ma non c`è dubbio che non possiamo continuare a far pesare sulle spalle dei giovani un debito pubblico così pesante”. Non è più ammissibile insomma “spendere ogni anno risorse per diversi punti del Pil non per investire, ma per pagare il debito pubblico”. Anche in questo contesto di necessari tagli Napolitano invita però a riconoscere la priorità strategica che per lo sviluppo di tutto il Paese rappresentano università, ricerca e formazione.
Dagli studenti della Sissa riceve una lettera che riconosce la necessità della riforma dell’università ma chiede che non ci siano “tagli indiscriminati” e una maglietta con la scritta “salviamo la ricerca” e l’immagine di un cervello dotato di gambe che ‘fugge’. Tanto per essere chiari, osserva Napolitano, “non avranno senso il futuro, l’identità e il ruolo della nazione italiana se non si riconosceranno come priorità la ricerca e l’alta formazione”. Ma oltre a difendere questi asset strategici per il Paese il presidente dichiara senza mezzi termini di sperare che la riforma del sistema universitario, ormai indispensabile, vada in porto con il passaggio della prossima settimana al Senato.
Sembra rivolgersi ai docenti e anche agli studenti, che hanno protestato per la riforma rivolgendogli anche una serie di appelli, quando sostiene che “nessuno di quanti operano e studiano all’università può negare l’esigenza di una riforma”. Insomma, incalza Napolitano, “ci sono state scelte discutibili e onerose come la proliferazione di sedi e corsi, c’è stato disordine e inefficienza nella governance del sistema universitario, ora la legge di riforma deve porre rimedio a questo” per rendere competitiva l’università italiana. Certo, conclude, insieme a questo ci deve essere “una dotazione adeguata delle risorse, sono due facce della stessa medaglia”.
Vep
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