Ieri hanno sfilato le “Imprese che resistono” a Torino: le aziende meccaniche varesine hanno voluto portare la loro voce nella protesta in Piemonte. Anche se hanno rimarcato l’assenza della politica. Imprenditori e dipendenti insieme, per salvare i posti di lavoro.
La settimana resistente però continua in provincia di Varese. Due fronti, una guerra comune. Venerdì 16 toccherà infatti ai Contadini del tessile. Che torneranno nel capannone della Aspesi, come un anno fa. Di diverso c’è che in tasca ora gli imprenditori del tessile hanno una legge.
Di uguale – oltre a data e afa – la voglia di lottare. Mica è finita. Non si sentiranno i botti dei brindisi venerdì 16, il bilancio serve per rilanciare: se i contadini del tessile sono riusciti a raccogliere i frutti in Italia (una legge che tuteli i loro prodotti, la Reguzzoni-Versace) la vittoria in Europa è a metà. E Silvio Berlusconi verrà chiamato in causa da questi industriali ribelli ma non troppo. Hanno infatti invitato anche l’Univa e i sindacati, per una battaglia comune a favore del made in Italy. «Purtroppo – osserva Roberto Belloli, padrone di casa e portavoce dei contadini – molte aziende che erano qui l’anno scorso hanno chiuso. La situazione non è migliorata, la ripresa non è arrivata. Ha in mente il rimbalzo del gatto morto? Be’, è finito pure quello». Belloli ieri ha mandato un messaggio di solidarietà alle Imprese che resistono e le ha invitate a Busto. Ci saranno il deputato Marco Reguzzoni, l’europarlamentare Lara Comi, il giornalista Dario Di Vico. «Se non si arriva al regolamento europeo – rammenta Belloli – si rischia l’infrazione. E’ passato in Parlamento, sì, ma non è ancora arrivato alla conferenza degli Stati. Dobbiamo dimostrare quanto valiamo, avere peso e voce». Morale? Ripartire, prego: «Sì come all’inizio, con Reguzzoni. Ci si renda conto che è una battaglia per i posti di lavoro e per riportare la produzione in Italia. Bisogna arrivare al presidente del Consiglio, dev’essere lui ad andare in Europa e fare pressione. Il nemico è chi ha perso di vista il prodotto e la qualità, non vuole comunicare in modo trasparente».
m.lualdi
© riproduzione riservata