Scoperti resti primate che aprono nuovi scenari su origine uomo


Parigi, 14 lug. (Apcom)
– La scoperta in Arabia Saudita di resti fossili di un primate, fino ad ora sconosciuto, potrebbe aiutare a fare luce sul periodo in cui è avvenuta la separazione tra gli ominidi, antenati dell’uomo, e le scimmie. Lo rivela uno studio dell’università del Michigan, negli Stati Uniti coordinato da Iyad Zalmout e pubblicato oggi sulla rivista scientifica ‘Nature’.

Questo nuovo primate, identificato grazie a resti fossili del cranio, del palato e di denti, potrebbe essere vissuto 29-28 milioni di anni fa. Del peso di 15-20 chili, avrebbe caratteristiche che lo fanno rientrare tra i “Catarrini”, antenati comuni delle scimmie del “Vecchio mondo” (tra cui gli umani) che hanno narici ravvicinate, aperte verso il basso e separate dal setto nasale. Al contrario, le scimmie del “Nuovo mondo”, trovate nel Sudamerica, hanno narici aperte lateralmente e divise.

Secondo l’analisi dell’evoluzione del genoma, gli esperti reputano che la separzaione degli ominidi (uomo, bonobo, scimpanzé, gorilla e orango) sia avvenuta tra 35 e 30 milioni di anni fa.

Dopo la scoperta di questo nuovo primate “Catarrino”, chiamato ‘Saadanius hijazensis’, i ricercatori del Michigan sono convinti che la divisione tra le due specie sia avvenuta tra 29 e 24 milioni di anni fa.

(Fonte Afp)

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