C’è un dinosauro della Valceresio nascosto nel Duomo di Vigevano

VIGGIU’ C’è un dinosauro del Monte San Giorgio, comprensorio di fossili tra il Varesotto e il Canton Ticino ormai unificato a Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, nel Duomo di Vigevano. Ed è lì da secoli. Perché solo di recente, come ha rivelato il divulgatore scientifico Luigi Bignami su “Repubblica” qualcuno se ne è accorto. E quel qualcuno è il paleontologo dell’Università di Milano, Andrea Tintori.
È stato lui, grande esperto e studioso del San Giorgio di cui è

coordinatore scientifico, ad accorgersene. Notandolo dentro la balaustra principale, proprio davanti all’altare del Duomo di Vigevano. «Si tratta di un reperto estremamente interessate – ha confidato Tintori a Repubblica – perché fossili del genere sono rarissimi nel mondo. In Italia, in quel tipo di roccia è unico. Ciò che si osserva nella balaustra è la sezione della testa di un animale che ricorda un coccodrillo». E che, probabilmente, aveva nell’Alta Valceresio il suo habitat. «All’inizio – continua Tintori – pensavo potesse trattarsi di un ittiosauro, ovvero un grosso rettile marino, ma ora sono convinto che può trattarsi di un dinosauro». Di sicuro è in buono stato di conservazione. Visto che si vedono bene la forma del cranio, i numerosi denti e i lobi nasali. La scoperta, così, potrebbe diventare eccezionale. Con un reperto che è stato cavato tra il 1500 e il 1600, periodo di lavorazione del Duomo, nelle cave di “Broccatello di Arzo” tra l’omonimo paese del Ticino e Saltrio, ed è arrivato fino ai giorni nostri. Altro aspetto particolare è che in questa roccia calcarea, massiccia, prevalentemente rosacea, non sono racchiusi normalmente  dei dinosauri. Per questo è ipotizzabile che il cranio vi finì trasportato da un qualche evento meteorologico straordinario. Finendo così per essere poi “scoperto” nella cava che, all’epoca della costruzione dell’altare, faceva ancora parte del Ducato di Milano. Oggi, invece, è comprese nel sito Unesco transnazionale del Monte San Giorgio. Sito riconosciuto di importanza mondiale proprio per i suoi fossili e le loro peculiarità. Perché qui, a differenza di altri “templi” paleontologici che presentano un unico livello fossilifero principale sul San Giorgio, solo caso al mondo, affiorano almeno cinque livelli distinti. Circostanza che permette di studiare, sull’arco di 15 milioni di anni, l’evoluzione di pesci, rettili marini e invertebrati del Triassico. E con il nuovo fossile “rinvenuto” in duomo gli orizzonti potrebbero allargarsi ancora. «Estraendolo – conclude infatti Tintori – potremmo scrivere una nuova pagina della storia della nostra penisola. Il progetto per il recupero ha già avuto il nulla osta dalle varie Soprintendenze coinvolte e dalla Curia, ma ora il problema è trovare i fondi per i lavori».

b.melazzini

© riproduzione riservata