LONATE POZZOLO Perseguita la ex per tre mesi: lonatese arrestato dai carabinieri di Gallarate con l’accusa di stalking. Disposti a carico del ventottenne gli arresti domiciliari: attenderà l’udienza preliminare chiuso tra le mura domestiche. E’ il terzo arresto per stalking nell’arco di un mese e le denunce sarebbero in aumento costante.
Il fatto. La vittima è una bella trentunenne residente a Sesto Calende; dopo alcuni mesi d’amore con il giovane la storia finisce. Di solito in questi casi gioca un ruolo fondamentale nella chiusura del rapporto la morbosa gelosia dello stalker e così
sarebbe accaduto anche in quest’occasione. La storia finisce ma per la trentunenne inizia un incubo lungo tre mesi: da novembre a fine gennaio l’ex compagno non le dà tregua. Il giovane non soltanto non accetta la fine del rapporto ma esige che la ragazza torni con lui. E a fronte del suo netto rifiuto oppone la violenza della persecuzione.
All’inizio erano continue telefonate, suppliche di ricomporre la frattura amorosa intervallate ad insulti di bassa lega. Il tono delle chiamate è cambiato con il passare delle settimane e a queste si sono aggiunti gli sms: questa volta non c’erano suppliche o insulti ma minacce. Minacce di morte a carico della trentunenne e dei familiari. Poi hanno avuto inizio i pedinamenti e un comportamento al limite del sequestro di persona.
La ragazza si ritrovava l’ex ovunque: sul posto di lavoro, per strada, nello studio del padre. Quando l’incontro era all’aperto il ventottenne si limitava ad insultare e minacciare la ragazza davanti a chiunque, quando riusciva a trovarla a casa o nello studio paterno, alla giovane veniva fatto divieto dal persecutore di lasciare la stanza.
Praticamente il ventottenne costringeva la ex fidanzata a trascorrere ore in sua compagnia senza lasciarla libera di uscire o andarsene. La sestese era impossibilitata a vivere la propria vita; impaurita e quasi ossessionata dalla presenza dello stalker era arrivata quasi a non uscire più casa per il timore di incontrarlo. E ad ogni squillo del telefono la giovane sobbalzava avendo timore anche solo di dire pronto.
A quel punto la donna si è fatta forte e, prima che la situazione potesse peggiorare, si è rivolta ai carabinieri della stazione di Sesto Calende. Le prove della persecuzione erano tutte lì, sul suo telefonino, le chiamate, le minacce via messaggio. Tutto nero su bianco, per non contare chi avendo assistito alle sfuriate del ventottenne potrà testimoniare sulla violenza delle aggressioni verbali subite dalla giovane. Insomma, prove schiaccianti che dovevano solo essere portate all’attenzione delle forze dell’ordine.
Per l’uomo sono scattate le manette.
s.bartolini
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