Sarah Scazzi/ Michele Misseri voleva dire un’altra verità


Taranto, 10 nov. (Apcom)
– Michele Misseri l’uomo che si è autoaccusato dell’omicidio della nipote, prima di indicare nella figlia Sabrina la persona che ha ucciso Sarah, nel corso del suo ultimo interrogatorio davanti ai magistrati avvenuto nello scorso 5 novembre nel carcere di Taranto, parlando con i magistrati aveva iniziato a raccontare un’altra versione dei fatti. A quel punto, entra in scena la criminologa Roberta Bruzzone che gli dice: “Michele, questo è il momento” e il contadino di Avetrana inizia a tirare giù l’ennesima verità su quanto accaduto in quel tragico pomeriggio quando Sarah fu uccisa.

Michele racconta che quando finì di mangiare, Sabrina gli chiese di andare in garage perché “è successa una cosa”. Quando il padre scende, Sarah è a terra, con le mani verso il portone e la corda attorcigliata al collo. Il Pm gli chiede, allora, se era una corda o un altro oggetto e Michele risponde che era una corda tanto stretta da non fare respirare Sarah e quando ha tentato di toglierla, visto che aveva tanti nodi, ha provocato qualche cicatrice al collo della nipote. Misseri spiega che, prima che venisse qualcuno, l’ha presa e l’ha portata via nel pozzo. A questo punto, l’uomo parla ancora di Sabrina, che gli dice: “Papà è successa una cosa che stavamo giocando ed è scivolata ed è caduta Sarah”.

Il Pm gli chiede se le due ragazze giocavano in garage e Michele risponde in modo affermativo. Il magistrato, allora spiega al contadino che quella versione contrasta con quanto fino ad allora acquisito e gli dice che se non vuole parlare, non succede niente. E’ in questa fase che entra in campo Daniela Bruzzone, la consulente criminologa che ha un ruolo determinante nel convincere Michele Misseri a confessare e gli dice che quello è il momento giusto per farlo.

Fcs

© riproduzione riservata