LONATE POZZOLO «Ci siamo immediatamente resi conto che tanto l’incendio dell’auto del nostro capo ufficio tecnico, quanto il rogo che aveva avvolto la vettura del segretario cittadino di Forza Italia erano atti intimidatori. Non sapevamo, però, da quale parte arrivassero. Ciò nonostante non abbiamo modificato di un centimetro decisioni prese pubblicamente in sede di consiglio comunale. Ho incontrato Emanuele De Castro in un’occasione e gli ho detto di no».
Piergiulio Gelosa, sindaco di Lonate Pozzolo, commenta così
i due attentati risalenti al 2008 ai danni di Orietta Liccati e di Danilo Rivolta; attentati che, nell’ordinanza dell’operazione “Il crimine” che ha portato in cella 304 affiliati alle ‘ndrine lombarde e calabresi, viene attribuito a Emanuele De Castro, Nicodemo Filippelli e Fabio Zocchi, rispettivamente il braccio destro del boss Vincenzo Rispoli (per gli inquirenti, a capo della locale Lonate-Legnano, legata a doppio filo al clan Farao-Marincola), il picchiatore e lo strozzino della cosca. Attraverso un prestanome, un imprenditore edile talmente strozzato dall’usura da essere in balia del trio, intendevano realizzare il cosiddetto Pirellino, palazzina di 13 piani da costruire in un’area dimessa di Sant’Antonino. «A loro è stato detto no – dice Gelosa – In due diverse occasioni abbiamo rifiutato le loro proposte perché assolutamente non corrispondenti ai paletti posti dall’Amministrazione e alle decisioni prese in sede di consiglio comunale per quell’area
e.romano
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