Bruxelles, 8 gen. (TMNews) – Sono ancora almeno quattro i punti
da chiarire nel giallo dei mangimi animali contaminati da
diossina in Germania, che ha portato al blocco della produzione
in 4.709 allevamenti avicoli e suini tedeschi, per lo più nella
Bassa Sassonia, e all’attivazione dello stato d’allerta Ue per le esportazioni di uova e prodotti derivati, potenzialmente
contaminati, in Olanda e in Gran Bretagna.
Secondo quanto emerge dalle informazioni raccolte dalla Commissione europea a Bruxelles nelle uova contaminate la presenza di diossina è da 12 a 16 picogrammi per grammo di grasso, da tre a quattro volte superiore al limite Ue di 3 picogrammi per grammo di grasso. Non si sa ancora, innanzitutto, come sia stata possibile la contaminazione dei mangimi animali con grassi destinati all’industria della carta, visto che le due filiere, quella che produce grassi alimentari e quella che fabbrica grassi industriali, dovrebbero essere separate. L’inchiesta giudiziaria in corso in Germania sembra indirizzarsi verso un possibile atto criminale, più che una negligenza o un errore umano.
Il secondo punto da chiarire riguarda il ritardo con cui le autorità tedesche hanno lanciato l’allarme, a fine dicembre, quando, si è appreso nelle ultime ore, già a metà marzo analisi effettuate nella stessa azienda che ha commercializzato i mangimi contaminati (Harles und Jentzsch) avevano scoperto la presenza di diossina due volte al di sopra dei limiti ammessi.
Restano poi da rintracciare i prodotti derivati dalle uova
potenzialmente contaminate che sono state esportate prima in
Olanda e sono finite poi nella filiera dell’industria alimentare
britannica, anche se L’Agenzia di sicurezza alimentare del Regno
Unito ha escluso che possano esserci rischi per i consumatori. E
si attendono, infine, le analisi dell’unico lotto di uova
rimasto, sotto forma di liquido congelato, dei primi tre lotti
esportati in Olanda, due dei quali sono stati già consumati.
Loc-Cla-San/
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