Palermo, 18 lug. (Apcom) – Se un ipotetico “indice” del ricordo si misurasse in presenze, guardando lo sparuto numero di quanti stamattina hanno aderito a Palermo alla manifestazione del “Popolo delle Agende Rosse”, si potrebbe dire che oggi ha vinto l’oblio. Neanche cento persone, infatti, hanno risposto positivamente all’appello lanciato nelle settimane scorse da Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, assassinato il 19 luglio 1992, che ha promosso una marcia che ha unito via D’Amelio, luogo della strage in cui morì il fratello, al castello Utveggio, dove si suppone fosse stanziata la sede del Sisde vent’anni fa, e fossero stati appostati i killer che fecero esplodere l’autobomba.
Uno dei tanti appuntamenti che in questi giorni compone un calendario ricco di celebrazioni per il 18 anniversario dell’attentato, che proseguirà domani con altri due momenti di commemorazione. Quelli che hanno aderito alla marcia hanno camminato mostrando ciascuno un’agenda rossa, simile a quella di Paolo Borsellino sparita già pochi minuti dopo la strage, e che pare abbia custodito tutte le annotazioni più segrete annotate del giudice durante gli ultimi giorni di vita. Nonostante il seguito non sia nutrito, però, Salvatore Borsellino è determinato nel suo discorso; soprattutto quando afferma che nonostante ci si sia “avvicinati notevolmente” ad una svolta nelle indagini su quella strage, occorre fare in modo “che le porte blindate che ci separano ancora dalla verità su via D’Amelio, non vengano chiuse in faccia per l’ennesima volta”.
Limiti che secondo Borsellino hanno goduto del beneficio da parte degli ambienti istituzionali, colpevoli d’avere dato luogo “con assoluta certezza” a tentativi di depistaggio delle indagini, ad esempio negando a Spatuzza lo status di collaboratore di giustizia. Partito da via D’Amelio poco prima delle 10, il gruppo di manifestanti è arrivato quindi al castello Utveggio dopo due ore di marcia, sfidando il caldo torrido di oggi. Durante il cammino il “Popolo delle Agende Rosse” ha intonato il canto partigiano “Bella Ciao”.
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