Bergamo, 11 mar. (TMNews) – Sul corpo di Yara Gambirasio la polizia scientifica ha isolato due Dna, di un uomo e di una donna, e i medici legali hanno accertato che le ferite sono compatibili con due armi diverse: una tagliente, forse anche un punteruolo, e una contundente, probabilmente una pietra. Sono dettagli che portano ora gli inquirenti a non sottovalutare l’ipotesi che la giovane ginnasta di Brembate Sopra (Bergamo) sia stata uccisa da due persone. Non è affatto escluso. Ma è un’ipotesi sulla quale non mancano i dubbi: dopo aver individuato il Dna gli inquirenti non si sono mossi verso persone sospettate. I codici genetici isolati potrebbero essere benissimo di persone sconosciute agli inquirenti, oppure almeno uno dei due Dna appartiene ad un uomo o una donna che era quotidianamente a contatto con Yara e non per questo sospettabile dell’omicidio.
Le due armi utilizzate non fanno emergere per forza di cose l’azione di due persone diverse: anche un uomo solo potrebbe aver utilizzato un punteruolo e poi essersi accanito sulla ragazza con una pietra.
Gli investigatori hanno anche battuto a tappeto gli ospedali della città e della provincia di Bergamo, ma anche di altre zone della Lombardia. L’obiettivo è sapere se, tra la serata del 26 novembre e i giorni successivi qualcuno è passato a farsi medicare delle ferite, in particolare ai genitali. L’ipotesi è che l’omicida di Yara possa essere stato ferito dalla ragazza che tentava di resistergli. Per ora, al pronto soccorso, non sono stati trovati elementi utili.
Mentre dai medici legali arriva un’ulteriore conferma: dall’analisi sul polline e sulle essenze vegetali è stato possibile accertare che il corpo di Yara Gambirasio è sempre stato nel campo di Chignolo d’Isola fin dall’omicidio, molto probabilmente il 26 novembre scorso. Il cadavere, secondo i medici e i biologi, è stato ricoperto per almeno 25 giorni dalla neve, nell’arco di tre mesi.
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