Varese, vilipendo di cadavere contestato a Piccolomo

COCQUIO TREVISAGO L’orrore di quel povero corpo straziato di colpi, quasi decapitato e amputato delle mani, graverà su Giuseppe Piccolomo come reato autonomo, che va ad aggiungersi a quello – da ergastolo – dell’omicidio pluriaggravato.

Lo ha deciso il pm Luca Petrucci, che ha chiuso l’indagine sull’omicidio dell’ottantaduenne Carla Molinari, avvenuto il 5 novembre dell’anno scorso, formalizzando le accuse contro l’ex ristoratore e imbianchino di Ispra: ebbene, oltre all’ipotesi di omicidio pluriaggravato (dalla premeditazione, dalla crudeltà e sevizie e dall’uso di armi da taglio), la pubblica accusa gli contesta anche il vilipendio di cadavere. È una fattispecie che il codice penale punisce, per chi compie atti di mutilazione, con pene che vanno da tre a sei anni.

Proprio l’amputazione delle mani della povera Carla Molinari era l’elemento che aveva maggiormente impressionato: il dettaglio orrorifico che ha reso questo caso un delitto particolarissimo, quasi un unicum nella letteratura criminologica. Quelle mani non sono mai state più ritrovate. A lungo l’attenzione degli inquirenti si era concentrata su di esse. E peraltro uno degli indizi che avevano permesso di arrestare Piccolomo erano proprio i graffi sul suo volto. Nella ricostruzione del pm, le mani sarebbero state tagliate a Carla Molinari per far sparire con esse le tracce di pelle dell’aggressore che sicuramente erano presenti sotto le unghie della morta.

L’avvio di chiusura indagini è stato notificato ieri agli avvocati Simona Bettiati e Giovanni Pignataro. I due legali sono in attesa di sapere che cosa vuole fare il loro cliente, schiacciato non tanto dall’enormità delle accuse, quanto dal fatto che esse – dopo il ritrovamento del pugnale con il sangue della vittima nella sua casa di Ispra – sono del tutto provate: l’esame della tracce organiche che hanno dato esito positivo è avvenuto infatti con la formula dell’incidente probatorio.

Franco Tonghini

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