LAVENA PONTE TRESA Senza possibilità di lavorare in Ticino le ballerine di night club si spostano in Lombardia. Superando il confine in cerca di maggior fortuna. Tutta colpa del giro di vite, imposto dal Cantone, ai permessi “L”, quelli di breve durata, alle artiste dei night provenienti dai Paesi extra Schengen.
Risultato: solo di recente ben 136 ballerine sono state costrette a lasciare il Ticino perché extra Schengen e senza permesso. Tra loro 86 hanno trovato lavoro in Italia ricevendo un permesso speciale di tre mesi mentre le altre,
secondo quanto riferito dalla stampa Ticinese, sono tornate in Svizzera interna, nei Cantoni in cui sono ancora riconosciuti i permessi “L”. Si tratta, infatti, di permessi lavorativi temporanei introdotti decine di anni fa per permettere alle ballerine e spogliarelliste attive nei locali notturni d’esercitare la loro professione, derogando nella fattispecie dai normali contingenti di lavoro. Ora, però, nel Canton Ticino non sembra davvero esserci più spazio per artiste e balletti da night. Continua, infatti, la pioggia di risposte negative a coloro che hanno fatto richiesta di questo particolare tipo di permesso. Così se da una parte i gestori dei locali notturni annunciano ricorso al Tribunale cantonale amministrativo e, addirittura, al Tribunale federale per le “artiste” da night non rimane che cambiare area. Spingendosi, in prima istanza, proprio nel Nord Italia. Anche perché il Consiglio di Stato è si è espresso piuttosto chiaramente sul tema. «Oggi – ha chiarito – in seguito agli accordi di libera circolazione delle persone e alla loro estensione, la particolarità dei permessi “L”, oggettivamente non si giustifica più». Inoltre, sempre il Consiglio di Stato ricorda che, come indicano gli studi condotti sull’argomento, «questo tipo di attestato di lavoro è purtroppo utilizzato anche per mascherare l’attività accessoria e illegale, e sovente anche la principale della prostituzione». La sua eliminazione rientra dunque a pieno titolo nell’azione del Ministero Pubblico, delle forze di Polizia e degli Uffici amministrativi dello Stato per contrastare ogni eventuale occasione di pressione che può essere esercitata su persone che svolgono questo genere di professione. Non così per le ballerine provenienti dai paesi comunitari. «Che – chiarisce il Consiglio di Stato – grazie all’estensione della libera circolazione delle persone permette alle agenzie artistiche attive nel settore (e dunque ai locali notturni) di assumere delle cittadine provenienti dagli Stati dell’Ue. Persone che contrariamente a quelle provenienti da altri Stati, beneficiano di una mobilità geografica e professionale che permette loro di potersi meglio sottrarre ad eventuali pressioni nell’ambito dello sfruttamento della prostituzione».
b.melazzini
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