TRADATE Più di 500 le persone che ieri pomeriggio hanno gremito la chiesa di Santo Stefano per tributare l’ultimo saluto a Gianluigi Margutti, l’uomo politico tradatese scomparso martedì sera all’età di 66 anni, al termine di una lunga malattia. In prima linea il mondo della politica, di oggi e di un tempo. Si sono visti gli amici del Psi, quelli di Forza Italia, ma anche amministratori comunali di maggioranza e opposizione del Comune di Tradate e dei paesi limitrofi.
C’era il sindaco con gonfalone e fascia tricolore. C’erano i compagni dell’ultima avventura politica abbracciata da Margutti, Unione Italiana.
Così assieme ai tanti tradatesi si sono visti i volti del senatore Antonio Tommassini, Nino Caianiello, Annalisa Renoldi, Raimondo Fassa e tanti altri. Ad affiancare monsignor Erminio Villa nell’officiare la funzione religiosa c’era anche monsignor Peppino Maffi, amico di lunga data di Gianluigi Margutti, fin dai tempi del percorso di studi condiviso in seminario.
Monsignor Villa, nella sua omelia, ha ricordato la figura di Margutti, sottolineandone il coraggio dimostrato nella lunga malattia: «Un male che lo ha provato e consumato nel corpo ma non lo ha prostrato nello spirito». Rimarcando poi il valore dell’impegno umano e sociale, che lo ha visto protagonista del dialogo politico e civile, facendo una cifra distintiva dello stile nel confronto: sempre schietto e franco. «Oggi c’è tanta gente in questa chiesa – ha poi concluso Erminio Villa -. Ciascuno lo ha conosciuto per motivi diversi, come collega, come padre, come amico. Tutti siamo rimasti ugualmente stupiti della forza che ha messo nella lotta alla malattia, stupiti del fatto che abbia sempre continuato a vivere con grande speranza nel domani, stupiti del coraggio che ha speso per sconfiggere la sofferenza». Dal pulpito è stata data lettura di alcuni pensieri, affidati alla voce di Carlo Uslenghi, che ha saputo riassumere lo sgomento dei tanti amici che Margutti ha avuto vicino in vita. «Oggi, nel profondo di tutti, c’è un grande vuoto – ha detto – un vuoto di dignità, amicizia e intelligenza». Anche Carlo Uslenghi ha ricordato la lunga storia nella lotta alla malattia, che è stata da esempio per tutti. L’ultima voce che ha risuonato in chiesa, prima del corteo funebre, è stata quella di Andrea, il figlio di Gianluigi Margutti. Sue le parole più toccanti, più sentite, più emozionate. «Per lui – ha ricordato – era così semplice entrare in contatto con la gente. Spesso cercavo un padre e trovavo i consigli di un amico. Il fatto che ci siano qui così tante persone, che in questi giorni mi hanno testimoniato con lo sguardo e le parole un sincero affetto, mi dà la conferma che mio padre è stato un esempio per molti». E ha concluso ringraziandolo, «per essere stato capace di regalarmi la vita due volte, prima quando sono nato, la seconda martedì sera quando se ne è andato».
b.melazzini
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